Vincenzo
Menghini
(continua)
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Fig. 1:
Microscopio
composto.
(Credit: Musei
Universitari) |
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Il nome di Menghini
è rimasto legato alla scoperta che il ferro del sangue é concentrato nei globuli
rossi. Fu comunicata all'Accademia delle Scienze il 21 aprile 1746, a
conclusione di una serie di esperimenti effettuati in collaborazione con Ercole
Lelli e Giandomenico Campedelli. Esaminarono campioni di sangue di mammiferi, uccelli,
pesci ed esseri umani. Dopo averne separato le varie componenti e l'osservazione
al microscopio, le "portarono a secchezza", le incenerirono e fecero la ricerca
del ferro utilizzando un semplice coltello con lama magnetica. Le parole di
Menghini sono rivelatrici: "Con ciò finalmente io scoprii nei globuli stessi la
sede del ferro, la quale avevo ricercato indarno e a lungo, con una fatica
improba e diuturna, nelle altre parti degli animali".
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Fig.
3:
I cereali per prima colazione che, a volte, vengono "rinforzati" con ferro.
(Credit: USDA -
Agricultural Research Service) |
Il semplice metodo di Menghini può essere esteso alla ricerca dei ferro nei
cereali per la prima colazione. Alcune ditte produttrici di cereali in scatola
"rafforzano" il potere nutritivo dei loro prodotti aggiungendovi il ferro in
forma elementare, perché relativamente stabile e ininfluente sul sapore. È
possibile mostrare che il "fiocco" di un cereale così trattato, posto fra i due
poli di un magnete permanente, vi rimane sospeso.
Successivamente,
Menghini riferì i risultati della somministrazione di preparati contenenti ferro
agli animali ed all'uomo. Analizzato il sangue ed effettuati gli esami
anatomici, vide che la parte rossa del sangue era più ricca di ferro negli
animali e negli uomini sottoposti al trattamento. Osservò anche che non tutti i
preparati venivano assimilati allo stesso modo e che alcuni davano spiacevoli
effetti collaterali. Con i suoi studi Menghini diede un contributo alla cura
delle anemie, causate da insufficiente apporto o assimilazione del ferro. Quella
prevalente, detta clorosi e nota anche come "malattia delle vergini, male verde
o mal d'amour", fu descritta clinicamente per la prima volta da Johann Lange nel
1554. Fin verso la metà del secolo XIX era piuttosto comune sia in Europa che in
America. Faceva assumere un colorito verdognolo, provocava amenorrea e
l'insorgere di disturbi del comportamento.
I lavori di
Menghini spinsero i patologi a somministrare alle pazienti clorotiche preparati
a base di ferro ma, purtroppo, i risultati non furono sempre quelli sperati.
Così, ad esempio, lo svizzero Sigismond Jaccoud registrò solo il 50% di
successi. La questione era assai più complessa e oltre all'importanza della
forma chimica del ferro si vide che un ruolo cruciale spettava anche al rame.
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