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Augusto Righi
(Silvio Bergia)

 
Fig. 1: Augusto Righi
(
Credit: Dipartimento di Fisica - Università di Bologna)
 

Augusto Righi nacque a Bologna il 27 agosto 1850. Nel 1872 conseguì il diploma di ingegnere civile presso l'Ateneo bolognese. La sua tesi consistette nella realizzazione di una macchina elettrostatica, l'elettrometro ad induzione (fig. 2), che si può considerare un antenato dell'acceleratore di Van de Graaff.


Fig. 2: Elettrometro ad induzione di Righi
(
Credit: Dipartimento di Fisica - Università di Bologna)

 


Fig. 3: Altoparlante
(
Credit: Dipartimento di Fisica - Università di Bologna; foto di Fabio Bisi)

Nel 1873 Righi succedette al suo maestro A. Pacinotti nell'insegnamento di fisica presso l'Istituto tecnico di Bologna. Intrapresa la carriera accademica, insegnò dal 1880 al 1885 all'Università di Palermo, e dal 1885 al 1889 all'Università di Padova. Nel 1889 tornò all'Università di Bologna (vale la pena di ricordare che l'anno prima si era celebrato l'ottavo centenario dell'Ateneo bolognese). Tutti questi anni furono per lui densi di attività scientifica su vari fronti. Nel 1878 egli aveva presentato all'Esposizione universale di Parigi  il suo "telefono che si ascolta a distanza". Ricordato che Alexander G. Bell aveva da poco (1875-1877) brevettato il suo telefono, l'innovazione introdotta da Righi era un vero e proprio altoparlante, che diffondeva nell'ambiente il segnale in ricezione (fig. 3). Il dispositivo di Righi non ottenne il successo commerciale sperato.

Fondamentale una sua scoperta del 1888.
Fra il 1886 e il 1888, Heinrich Hertz, dopo aver realizzato per la prima volta in laboratorio un dispositivo per l'emissione e la ricezione di onde elettromagnetiche che fornì una conferma sperimentale della teoria elettromagnetica di Maxwell, aveva scoperto, con una serie di accuratissime esperienze, che il potenziale di scarica tra due elettrodi nell'aria è più basso quando si invia luce ultravioletta sugli elettrodi.
W. Hallwachs aveva osservato che l'effetto si doveva probabilmente attribuire ad un'azione specifica della luce sull'elettrodo negativo.
Righi contribuì all'interpretazione fisica del fenomeno con una scoperta essenziale: che una lastra conduttrice investita da un fascio di radiazione ultravioletta si carica positivamente. Successivamente l'effetto fu interpretato come emissione di elettroni dal metallo provocata dalla radiazione. E sarà proprio Righi a chiamare appropriatamente il fenomeno effetto fotoelettrico.

(Augusto Righi - pagina 1 di 3)
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