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ATTUALITÀ (2014) scelte per voi su ScienzaGiovane |
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Un "crash" sulla LUNA |
Un meteorite con una massa equivalente a quella di un'auto si è "schiantato" sulla Luna lo scorso settembre. La Luna è priva di atmosfera, atmosfera che invece è presente sulla terra e che ci protegge dall'arrivo, sulla superficie, di piccole rocce provenienti dallo spazio. Il risultato di questa mancanza è ben visibile: un enorme numero di crateri grandi e piccoli ricoprono il nostro satellite naturale a testimonianza dei 4,5 miliardi anni di collisioni verificatesi nella storia del sistema solare. L'impatto del 11 settembre 2013 ha prodotto un lampo luminoso che è stato registrato da due telescopi nel sud della Spagna la cui funzione è quella di monitorare la Luna cercando eventi di questo tipo (MIDAS, Moon Impacts Detection and Analysis System). Gli astronomi spagnoli hanno pubblicato la descrizione di quanto hanno osservato nelle Note della rivista mensile della Royal Astronomical Society Nell'urto di un meteorite con il suolo le rocce si fondono e vaporizzano istantaneamente producendo un bagliore termico. Generalmente questi flash durano solo una frazione di secondo. Il flash rilevato l'11 settembre è stato però molto più intenso e più a lungo di qualsiasi altro osservato prima. I ricercatori pensano che ad originarlo sia stata una roccia di circa 400 kg, con una larghezza compresa tra 0,6 e 1,4 metri. La roccia, che proveniva dallo spazio ad una velocità di circa 61.000 km/h, ha colpito il Mare Nubium creando un nuovo cratere con un diametro di circa 40 metri. L'energia d'impatto è stata stimata equivalente a un'esplosione di circa 15 tonnellate di TNT, almeno tre volte superiore al più grande evento visto in precedenza dalla NASA nel marzo del 2013 (Il meteorite di Chelyabinsk: http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2013/26feb_russianmeteor/). Osservare questi impatti sulla Luna permette di valutare il rischio che oggetti simili, ma più grandi, possono generare sulla Terra. Una delle conclusioni alla quale è giunto il gruppo di astronomi spagnoli è che oggetti delle dimensioni di un metro possono colpire il nostro pianeta con una frequenza dieci volte superiore a quella che si pensava. Fortunatamente, l'atmosfera terrestre ci protegge da rocce piccole come quella che ha colpito il Mare Nubium, permettendoci l'osservazione, non pericolosa, di spettacolari meteore " palla di fuoco " (http://www.youtube.com/watch?v=dpmXyJrs7iU). Video divulgativo prodotto in occasione dell'articolo pubblicato su Note della rivista mensile della Royal Astronomical Society. Bologna 06/05/2014
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Captati gli echi del Big Bang |
Bologna 02/04/2014
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Uno zircone d'altri tempi ! |
Zircone di 4 miliardi e 375 milioni di anni
Secondo i dati disponibili, i primi oggetti di grandi dimensioni orbitanti intorno al Sole si sarebbero formati circa 4,6 miliardi di anni fa, mentre il sistema Terra-Luna sarebbe un po' più giovane, con un'età compresa tra 4,5 e 4,4 miliardi di anni. Il modello finora più accreditato prevedeva che la crosta terrestre si fosse formata in una fase ancora successiva, e cioè 3,8 miliardi di anni fa, quindi ben 600 milioni di anni dopo la formazione del sistema Terra-Luna. Per la datazione della roccia australiana, John Valley, un geochimico dell'Università del Wisconsin a Madison, e i suoi colleghi hanno utilizzato una nuova tecnica, chiamata tomografia a sonda atomica, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Geoscience http://www.nature.com/ngeo/journal/v7/n3/full/ngeo2075.html Questa tecnologia, che consente di contare singoli atomi di piombo all'interno dello zircone, ha permesso agli scienziati di confermare una precedente datazione effettuata nel 2009 che utilizzava un metodo diverso per il conteggio del numero di isotopi di piombo. Nel processo di formazione di questo minerale, può succedere che gli atomi di zirconio vengano sostituiti da atomi di uranio radioattivo che, decadendo, lasciano atomi di piombo nella struttura dello zircone. Dall'abbondanza relativa dei diversi isotopi del piombo presenti nello zircone, conoscendo i tempi di dimezzamento dei diversi isotopi dell'uranio, è possibile stimare con accuratezza l'età del campione. La datazione precedente era stata messa in dubbio nell'eventualità che i campioni utilizzati fossero contaminati da piombo proveniente dall'esterno. Secondo Valley "se esiste un processo per mezzo del quale il piombo si può spostare da una parte all'altra del cristallo, allora la parte in cui il piombo è più concentrato sembrerà avere una età apparente maggiore mentre quella dalla quale si è spostato sembrerà più giovane". Valley afferma che la tomografia a sonda atomica non presenta questo difetto e consente di conoscere l'età affettiva del cristallo. Il nuovo studio ha confermato che gli isotopi del piombo tendono effettivamente a formare piccoli aggregati, ma questo processo avviene a una scala dimensionale tale da non influire sulle datazioni radioisotopiche. La ricerca ha quindi confermato che questi zirconi si sono formati 100 milioni di anni, anziché 600 milioni come creduto finora, dopo l'impatto di gigantesche dimensioni sulla Terra che ha dato origine alla Luna. Poiché gli scienziati ritengono che i cristalli abbiano origine da granodioriti o tonaliti, che sono ricchi di acqua, questo significa che la Terra si sarebbe raffreddata molto rapidamente. Tanto rapidamente che è possibile che l'acqua fosse già presente sulla sua superficie, come afferma Valley. Lo zircone mostra quindi che la Terra delle origini era più simile alla Terra che conosciamo oggi di quanto si pensasse in precedenza. Bologna 13/03/2014
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A Oklo nel Gabon c'e' stato un reattore nucleare naturale a fissione |
Fig.1 In 1 sono indicate le zone
della miniera esplorate e studiate
Nel 1972 in una fabbrica francese di arricchimento dell'Uranio alcuni scienziati si accorsero che il minerale d'Uranio proveniente da una miniera del Gabon nell'Africa Occidentale aveva una concentrazione di U-235 molto piu' bassa di quella osservata normalmente in natura e sembrava uguale a quella dell'Uranio dopo essere stato utilizzato in un reattore nucleare ("Uranio impoverito"). In natura la percentuale di U-235 attuale e' di circa il 0.7 %, mentre l'U-238 ha una concentrazione del 99.3 %, e una piccolissima quantita' di U-234. Per poter far funzionare un reattore nucleare occorre usare l'U-235 arricchito dal 0.7 % al 5 %.
L'Uranio-235 ha una vita media piu' breve di quella dell'Uranio-238; circa 2 miliardi di anni fa la concentrazione naturale di U-235 doveva essere piu' elevata di quella attuale, raggiungendo alcuni %.
Fig.1b
Regione dove sono state trovati gli
isotopi nucleari di Neudimio, Zirconio, ecc.
Gli scienziati francesi, insieme a collaboratori americani, notarono anche che nella zona do Oklo nel Gabon vi erano alcuni isotopi di Neodimio, Rutenio, e Zirconio, Cerio, Stronzio Xenon e Kripton che vengono prodotti in fissioni nucleari e che si trovano solo nell'Uranio impoverito.
Fu allora ipotizzato che nella zona si era sviluppato un reattore nucleare che iniziava a funzionare dopo una pioggia quando il materiale era ricoperto da acqua che rallentava i neutroni emessi dal reattore; i neutroni rallentati potevano piu' facilmente interagire con l'U-235 producendo reazioni da fissione nucleare, che riscaldavano l'acqua facendola bollire e quindi evaporare: allora, in assenza di neutroni lenti, il reattore si arrestava. Il ciclo si ripeteva piu' volte. Scienziati americani notarono anche che i prodotti tossici prodotti (Xe e Kr-85) venivano immagazzinati in un composto chimico, aluminofosfato. Probabilmente il reattore nucleare naturale a fissione ha funzionato "a singhiozzo" (reazioni nucleari, riscaldamento, evaporazione, termine, raffreddamento, inizio di reazioni nucleari, per un periodo di alcune migliaia di anni) con una potenza media stimata in 100 kW. Ed ha terminato quando la concentrazione di U-235 e' diminuita sotto un certo valore.
Bologna 21/1/2014
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Nuova potenziale arma che uccide tutti i tipi di cancro |
Cellula T Killer La nuova ricerca mostra che i macrofagi contenenti informazioni del tumore, agiscono in modo intelligente come raccoglitori di cellule cancerogene ripulendo il corpo. Il fatto che le cellule T vengono coinvolti nella lotta contro il cancro (grazie all'anti-CD47) potrebbe avere importanti implicazioni cliniche. L'anticorpo può essere usato come vaccino personale contro il cancro, consentendo alle cellule T di riconoscere i marcatori molecolari unici del tumore di un paziente. "Poiché le cellule T sono sensibilizzate ad attaccare quel particolare cancro di un paziente, la somministrazione di anticorpi anti-CD47 potrebbe agire come una vaccinazione contro qualsiari tipo di cancro". Il team di ricercatori della Stanford avvieranno una fase di sperimentazione in una piccola fase di 10-100 persone e tale sperimentazione clinica umana della terapia del cancro partirà nel 2014. Fonte http://med.stanford.edu/ism/2013/may/cd47.html Bologna 13/11/2013
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La nascita di Bologna tra mito e leggenda |
Mappa di Bologna da "Felsina sive Bononia antiqua"
Esistono varie leggende sulla nascita di Bologna , alcuni attribuiscono la sua fondazione all' umbro Ocno (nella mitologia greca e romani era il figlio del dio Tiberino e dell'indovina Manto), messo in fuga dall'Umbria dall'etrusco Auleste, che fondò un villaggio dove ora sorge Bologna, e successivamente ancora scacciato dagli etruschi. Un'altra storia parla di Felsino, discendente di un altro Ocno (ma etrusco, detto anche Bianore, lo stesso leggendario fondatore di Pianoro, Parma e Mantova, di cui parla anche Virgilio), che diede il nome alla città successivamente cambiato dal figlio Bono in Bononia. Bologna 23/9/2013
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Il grande giorno di Malala all'ONU |
Un servizio RAI ha recentemente mostrato altri fatti analoghi nelle zone tribali del nord est pachistano : alcuni talebani hanno ferito alcune bambine che andavano a scuola, ma la reazione delle bambine e' stata la stessa di Malala: alle domande di una intervistatrice occidentale, tutte hanno detto di conoscere Malala e che volevano continuare ad andare a scuola (tra gli applausi dei ragazzi presenti nella classe). Bologna 30/7/2013
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Il 23 giugno la SuperLuna 'rosa' |
Bologna 21/6/2013
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Il Pianeta Terra visto dalla Stazione Spaziale Internazionale |
Questo video mostra una raccolta di filmati (133 in totale) fatti da Astronauti della Nasa e dell'ESA dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La raccolta finale e stata fatta nel gennaio 2011. I filmati sono molto belli e viene talvolta indicato (troppe poche volte) il sito che in quel momento viene inquadrato. [Credit: Astronauti della NASA e dell'ESA, Sebastiansz che ha fatto la raccolta. Musica: The last paradise] Bologna 6/3/2013
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Il Cloud Computing |
Fig.1 Diagramma logico di una rete cloud computing
Fig.2 Architettura cloud computing
Bologna 21/1/2013
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