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Visitate l'archivio, troverete tante notizie e link interessanti [2012] [2011] [2010] [2009] [2008]

Un "crash" sulla LUNA
(Stefano Cecchini e Barbara Poli)

Un meteorite con una massa equivalente a quella di un'auto si è "schiantato" sulla Luna lo scorso settembre. La Luna è priva di atmosfera, atmosfera che invece è presente sulla terra e che ci protegge dall'arrivo, sulla superficie, di piccole rocce provenienti dallo spazio. Il risultato di questa mancanza è ben visibile: un enorme numero di crateri grandi e piccoli ricoprono il nostro satellite naturale a testimonianza dei 4,5 miliardi anni di collisioni verificatesi nella storia del sistema solare. L'impatto del 11 settembre 2013 ha prodotto un lampo luminoso che è stato registrato da due telescopi nel sud della Spagna la cui funzione è quella di monitorare la Luna cercando eventi di questo tipo (MIDAS, Moon Impacts Detection and Analysis System). Gli astronomi spagnoli hanno pubblicato la descrizione di quanto hanno osservato nelle Note della rivista mensile della Royal Astronomical Society
(http://mnras.oxfordjournals.org/content/early/2014/02/19/mnras.stu083).

Nell'urto di un meteorite con il suolo le rocce si fondono e vaporizzano istantaneamente producendo un bagliore termico. Generalmente questi flash durano solo una frazione di secondo. Il flash rilevato l'11 settembre è stato però molto più intenso e più a lungo di qualsiasi altro osservato prima. I ricercatori pensano che ad originarlo sia stata una roccia di circa 400 kg, con una larghezza compresa tra 0,6 e 1,4 metri. La roccia, che proveniva dallo spazio ad una velocità di circa 61.000 km/h, ha colpito il Mare Nubium creando un nuovo cratere con un diametro di circa 40 metri. L'energia d'impatto è stata stimata equivalente a un'esplosione di circa 15 tonnellate di TNT, almeno tre volte superiore al più grande evento visto in precedenza dalla NASA nel marzo del 2013 (Il meteorite di Chelyabinsk: http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2013/26feb_russianmeteor/). Osservare questi impatti sulla Luna permette di valutare il rischio che oggetti simili, ma più grandi, possono generare sulla Terra. Una delle conclusioni alla quale è giunto il gruppo di astronomi spagnoli è che oggetti delle dimensioni di un metro possono colpire il nostro pianeta con una frequenza dieci volte superiore a quella che si pensava. Fortunatamente, l'atmosfera terrestre ci protegge da rocce piccole come quella che ha colpito il Mare Nubium, permettendoci l'osservazione, non pericolosa, di spettacolari meteore " palla di fuoco " (http://www.youtube.com/watch?v=dpmXyJrs7iU).

Video divulgativo prodotto in occasione dell'articolo pubblicato su Note della rivista mensile della Royal Astronomical Society.

Bologna 06/05/2014

Captati gli echi del Big Bang
(Roberto Giacomelli e Loretta Gregorini)

Si tratta della prima prova diretta della cosiddetta "inflazione cosmica", ovvero la teoria secondo la quale dopo il Big Bang l'universo avrebbe attraversato una fase di espansione estremamente rapida. La scoperta è stata annunciata dagli esperti del Centro di Astrofisica Harvard-Smithsonian, che tramite un telescopio posizionato al Polo Sud hanno comunicato di aver captato le tracce del primissimo evento nella storia dell'Universo, risalente a 14 miliardi di anni fa. Sono le impronte delle onde gravitazionali primordiali impresse nel segnale in polarizzazione del fondo cosmico a microonde. La rilevazione di queste onde gravitazionali rappresenta l'ultimo elemento non ancora testato della teoria generale della relativita' di Albert Einstein e potrebbe riempire una grave lacuna nella nostra comprensione di come e' nato l'Universo. Le onde gravitazionali sono increspature che si muovono attraverso lo spazio e il tempo e sono stati descritte come i "primi tremori del Big Bang''. Secondo John Kovac, responsabile del progetto per conto del Centro Harvard-Smithsonian, la loro rilevazione conferma una connessione integrale tra la meccanica quantistica e la relativita' generale. "L'aver rivelato questo segnale e' uno degli obiettivi piu' importanti della cosmologia di oggi. Per arrivare a questo punto c'e' voluto il lavoro di tantissima gente e strumenti moderni".
Bologna 02/04/2014

Uno zircone d'altri tempi !
(Marco Cuffiani e Barbara Poli)

Zircone di 4 miliardi e 375 milioni di anni
Quello mostrato in figura è il più antico frammento della Terra mai scoperto fino ad ora: un granulo di zircone vecchio di 4 miliardi e 375 milioni di anni, trovato a Jack Hills, una regione dell'Australia occidentale. La datazione di questo campione ha delle profonde implicazioni sulle conoscenze relative alla formazione del nostro pianeta.
Secondo i dati disponibili, i primi oggetti di grandi dimensioni orbitanti intorno al Sole si sarebbero formati circa 4,6 miliardi di anni fa, mentre il sistema Terra-Luna sarebbe un po' più giovane, con un'età compresa tra 4,5 e 4,4 miliardi di anni. Il modello finora più accreditato prevedeva che la crosta terrestre si fosse formata in una fase ancora successiva, e cioè 3,8 miliardi di anni fa, quindi ben 600 milioni di anni dopo la formazione del sistema Terra-Luna.
Per la datazione della roccia australiana, John Valley, un geochimico dell'Università del Wisconsin a Madison, e i suoi colleghi hanno utilizzato una nuova tecnica, chiamata tomografia a sonda atomica, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Geoscience
http://www.nature.com/ngeo/journal/v7/n3/full/ngeo2075.html
Questa tecnologia, che consente di contare singoli atomi di piombo all'interno dello zircone, ha permesso agli scienziati di confermare una precedente datazione effettuata nel 2009 che utilizzava un metodo diverso per il conteggio del numero di isotopi di piombo.
Nel processo di formazione di questo minerale, può succedere che gli atomi di zirconio vengano sostituiti da atomi di uranio radioattivo che, decadendo, lasciano atomi di piombo nella struttura dello zircone. Dall'abbondanza relativa dei diversi isotopi del piombo presenti nello zircone, conoscendo i tempi di dimezzamento dei diversi isotopi dell'uranio, è possibile stimare con accuratezza l'età del campione. La datazione precedente era stata messa in dubbio nell'eventualità che i campioni utilizzati fossero contaminati da piombo proveniente dall'esterno. Secondo Valley "se esiste un processo per mezzo del quale il piombo si può spostare da una parte all'altra del cristallo, allora la parte in cui il piombo è più concentrato sembrerà avere una età apparente maggiore mentre quella dalla quale si è spostato sembrerà più giovane". Valley afferma che la tomografia a sonda atomica non presenta questo difetto e consente di conoscere l'età affettiva del cristallo. Il nuovo studio ha confermato che gli isotopi del piombo tendono effettivamente a formare piccoli aggregati, ma questo processo avviene a una scala dimensionale tale da non influire sulle datazioni radioisotopiche.
La ricerca ha quindi confermato che questi zirconi si sono formati 100 milioni di anni, anziché 600 milioni come creduto finora, dopo l'impatto di gigantesche dimensioni sulla Terra che ha dato origine alla Luna. Poiché gli scienziati ritengono che i cristalli abbiano origine da granodioriti o tonaliti, che sono ricchi di acqua, questo significa che la Terra si sarebbe raffreddata molto rapidamente. Tanto rapidamente che è possibile che l'acqua fosse già presente sulla sua superficie, come afferma Valley. Lo zircone mostra quindi che la Terra delle origini era più simile alla Terra che conosciamo oggi di quanto si pensasse in precedenza.
Bologna 13/03/2014

A Oklo nel Gabon c'e' stato un reattore nucleare naturale a fissione
(Stefano Cecchini e Roberto Giacomelli)

Fig.1 In 1 sono indicate le zone
della miniera esplorate e studiate
Nel 1972 in una fabbrica francese di arricchimento dell'Uranio alcuni scienziati si accorsero che il minerale d'Uranio proveniente da una miniera del Gabon nell'Africa Occidentale aveva una concentrazione di U-235 molto piu' bassa di quella osservata normalmente in natura e sembrava uguale a quella dell'Uranio dopo essere stato utilizzato in un reattore nucleare ("Uranio impoverito"). In natura la percentuale di U-235 attuale e' di circa il 0.7 %, mentre l'U-238 ha una concentrazione del 99.3 %, e una piccolissima quantita' di U-234. Per poter far funzionare un reattore nucleare occorre usare l'U-235 arricchito dal 0.7 % al 5 %. L'Uranio-235 ha una vita media piu' breve di quella dell'Uranio-238; circa 2 miliardi di anni fa la concentrazione naturale di U-235 doveva essere piu' elevata di quella attuale, raggiungendo alcuni %.
Fig.1b Regione dove sono state trovati gli
isotopi nucleari di Neudimio, Zirconio, ecc.
Gli scienziati francesi, insieme a collaboratori americani, notarono anche che nella zona do Oklo nel Gabon vi erano alcuni isotopi di Neodimio, Rutenio, e Zirconio, Cerio, Stronzio Xenon e Kripton che vengono prodotti in fissioni nucleari e che si trovano solo nell'Uranio impoverito. Fu allora ipotizzato che nella zona si era sviluppato un reattore nucleare che iniziava a funzionare dopo una pioggia quando il materiale era ricoperto da acqua che rallentava i neutroni emessi dal reattore; i neutroni rallentati potevano piu' facilmente interagire con l'U-235 producendo reazioni da fissione nucleare, che riscaldavano l'acqua facendola bollire e quindi evaporare: allora, in assenza di neutroni lenti, il reattore si arrestava. Il ciclo si ripeteva piu' volte. Scienziati americani notarono anche che i prodotti tossici prodotti (Xe e Kr-85) venivano immagazzinati in un composto chimico, aluminofosfato. Probabilmente il reattore nucleare naturale a fissione ha funzionato "a singhiozzo" (reazioni nucleari, riscaldamento, evaporazione, termine, raffreddamento, inizio di reazioni nucleari, per un periodo di alcune migliaia di anni) con una potenza media stimata in 100 kW. Ed ha terminato quando la concentrazione di U-235 e' diminuita sotto un certo valore.
Bologna 21/1/2014

Nuova potenziale arma che uccide tutti i tipi di cancro
(Roberto Giacomelli, Giuseppina Maltoni)

Cellula T Killer

Alcuni ricercatori della Stanford School of Medicine sono sulla buona strada per iniziare la sperimentazione umana di una potenziale nuova arma contro il cancro. Il progresso arriva appena due mesi dopo la studio innovativo dal dottor Irving Weissman, che ha dimostrato che quasi tutti i tumori utilizzano la molecola CD47 come un segnale di "non fare-mangiare-me" per non essere mangiato ed eliminato dalle difese immunutarie. L'anticorpo anti-CD47 è in grado di attivare le cellule immunitarie (chiamate macrofagi) che possono poi fagocitare le cellule mortali.

La nuova ricerca mostra che i macrofagi contenenti informazioni del tumore, agiscono in modo intelligente come raccoglitori di cellule cancerogene ripulendo il corpo. Il fatto che le cellule T vengono coinvolti nella lotta contro il cancro (grazie all'anti-CD47) potrebbe avere importanti implicazioni cliniche. L'anticorpo può essere usato come vaccino personale contro il cancro, consentendo alle cellule T di riconoscere i marcatori molecolari unici del tumore di un paziente.

"Poiché le cellule T sono sensibilizzate ad attaccare quel particolare cancro di un paziente, la somministrazione di anticorpi anti-CD47 potrebbe agire come una vaccinazione contro qualsiari tipo di cancro".

Il team di ricercatori della Stanford avvieranno una fase di sperimentazione in una piccola fase di 10-100 persone e tale sperimentazione clinica umana della terapia del cancro partirà nel 2014.

Fonte http://med.stanford.edu/ism/2013/may/cd47.html

Bologna 13/11/2013

Nel cielo il sole disegna un "otto"
(S. Biagi, G. Giacomelli, R. Giacomelli e R. Natoli)

La foto in Fig. 1 è stata recentemente ottenuta dal fotografo turco Tunc Tezel, grazie alla sovrapposizione di decine di immagini prese per un intero anno, sempre a mezzogiorno, da Baku, in Azerbajan.
La curva che disegna la nostra stella, unendo le posizioni alla stessa ora, osservata sempre dalla stessa localit
à e nella stessa direzione, è un analemma (lemniscata) che somiglia a un "otto" o al simbolo dell'infinito. Ciò è dovuto alla traiettoria ellittica del moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole e all'inclinazione del suo asse.
[Credit: http://twanight.org/newTWAN/photos.asp?ID=3004094].

L'analemma è stato osservato anche da altri fotofagrafi, come per es. quello in Fig. 2, osservato da Girona, Spain.
[Credit National Geographic News] and [http://www.twanight.org/newTWAN/photos.asp?ID=3001904]

Anche nel passato è stato osservato l'analemma lungo una meridiana; per esempio quella nella Sala Meridiana dell'Osservatorio Astronomico di Bologna, fotografando ogni giorno, alla stessa ora per un anno, l'immagine del sole nel pavimento e sovapponendo le immagini, Fig. 3 [credit F. Bonòli].


Fig.1 Analemma del sole visto da Baku

Fig.2 Analemma visto da Girona

Fig.3 Analemma del sole visto nella Meridiana di Bologna
Bologna 18/10/2013

La nascita di Bologna tra mito e leggenda
(Roberto Giacomelli)

Mappa di Bologna da "Felsina sive Bononia antiqua"
Ovidius Montalbanus
(1640)

Esistono varie leggende sulla nascita di Bologna , alcuni attribuiscono la sua fondazione all' umbro Ocno (nella mitologia greca e romani era il figlio del dio Tiberino e dell'indovina Manto), messo in fuga dall'Umbria dall'etrusco Auleste, che fondò un villaggio dove ora sorge Bologna, e successivamente ancora scacciato dagli etruschi. Un'altra storia parla di Felsino, discendente di un altro Ocno (ma etrusco, detto anche Bianore, lo stesso leggendario fondatore di Pianoro, Parma e Mantova, di cui parla anche Virgilio), che diede il nome alla città successivamente cambiato dal figlio Bono in Bononia.
La storia che senza ombra di dubbio risulta più affascinante è quella che racconta del re etrusco Fero
. Proveniente da Ravenna e approdato nella pianura tra i torrenti Aposa e Ravone, Fero e gli uomini al seguito cominciarono a costruire capanne in quella terra sconosciuta ma fitta di vegetazione e in un'ottima posizione geografica. Il villaggio si ampliò attorno al torrente Aposa, che scorre ancora nei sotterranei di Bologna. Per collegare le due sponde all'altezza dell'attuale via Farini nei pressi di Piazza Minghetti, Fero fece costruire un ponte, Ponte di Fero (talvolta erroneamente ricordato come ponte di ferro, situato probabilmente nell'odierna via Farini all'altezza di piazza Calderini). Un giorno però Aposa, amante di Fero, venne travolta da una piena del fiume mentre stava raggiungendo l'abitazione di Fero per vie nascoste e il suo corpo non fu più ritrovato. Da allora il torrente prese il nome della donna, Aposa. Il villaggio crebbe e Fero decise di proteggerlo con una cinta muraria e, benché anziano, lavorò lui stesso alla costruzione. Durante il lavoro, in una caldissima giornata estiva la figlia di Fero porse al padre un recipiente d'acqua a patto che Fero desse il suo nome alla città. Fero acconsentì e mantenne la promessa; da quel momento la città prese il nome della figlia, Felsina.

Bologna 23/9/2013

Il grande giorno di Malala all'ONU
(Giorgio Giacomelli e Roberto Giacomelli)

Circa due anni fa, Malala Yousafzai, una ragazzina pakistana di meno di 15 anni, si trovava su un autobus scolastico per andare a scuola. Malala era nota perche' aveva detto piu' volte che anche le ragazze dovevano andare a scuola. Improvvisamente l'autobus scolastico fu fermato da alcuni uomini armati e uno di loro sali' sull'autobus chiedendo chi di loro era Malala. L'uomo, un talebano, si avvicino' a Malala e le sparo' un colpo di pistola in testa. La ragazzina si accascio' al suolo in fin di vita. I medici locali cercarono di tenerla in vita, ma per fortuna intervennero dei medici inglesi che iniziarono a curarla, la trasportarono in un ospedale in Inghilterra e iniziarono a farle una serie di cure e operazioni salvandola. Dovra' fare ancora delle altre operazioni. Nel giorno del suo sedicesimo compleanno Malala e' stata invitata a parlare alle Nazioni Unite. E' stato un discorso commovente in un ottimo inglese, fatto da una piccola e fragile Malala, con grande coraggio e con parole piu' tipiche di una ragazza piu' grande di lei. Ha ringraziato medici e infermieri che l'hanno salvata, e lei e' diventata il simbolo mondiale della lotta delle donne che si battono per i loro diritti. Malala ha poi aggiunto : "Non odio nemmeno quelli che mi hanno sparato. Lo hanno fatto perche' hanno paura del potere dell'istruzione, della forza dei libri e delle penne. Hanno paura delle donne. Hanno paura del cambiamento. I terroristi abusano del nome dell'Islam a loro beneficio. Ma non mi faranno tacere. Il loro proiettile non mi ridurra' al silenzio. Non saro' ridotta al silenzio dai talebani. Oggi sono qui e parlo per tutti coloro che non possono fare sentire la propria voce". L'emozione e' forte; l'intera assemblea generale e' in piedi per una standing ovation alla ragazza pachistana alla quale i talebani hanno sparato un colpo in testa perche' andava a scuola. "Oggi non e' il Malala-day, ma di tutti coloro, uomini e donne, che hano alzato la voce per i loro diritti. Io non sono qui contro nessuno. Voglio parlare del diritto all'istruzione dei bambini. Voglio istruzione anche per i figli dei talebani. Anche se avessi una pistola in mano e il talebano davanti non gli sparerei. E' l'esempio della non violenza che ho imparato da Maometto, da Cristo e da Buddha. E' la voglia di cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King e Nelson Mandela, e' la filosofia che ho imparato da Gandhi e madre Teresa. E questo e' il perdono che ho imparato da mia madre e mio padre ". L'aula dell'ONU era gremita di persone, inclusi centinaia di giovani venuti da 80 paesi del mondo. Alla fine del suo discorso Malala riceve applausi da tutti i banchi, e il Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-Moon, solitamente impassibile, la saluta con un "Malala tu sei la nostra grande campionessa, noi siamo con te, non sarai mai sola" e aggiunge commosso "gli estremisti colpendo lei hanno mostrato la cosa che temono di piu': una bambina con un libro". Malala, che indossava uno scialle di Benazir Buttho, ha consegnato a Ban Ki-Moon una petizione con oltre 4 milioni di firme sul diritto all'istruzione per tutti i bambini in tutti i paesi in via di sviluppo. Credit : Il Resto del Carlino-Quotidiano Nazionale, sabato 13 luglio 2013, articolo di Giampaolo Pioli da New York.].
Un servizio RAI ha recentemente mostrato altri fatti analoghi nelle zone tribali del nord est pachistano : alcuni talebani hanno ferito alcune bambine che andavano a scuola, ma la reazione delle bambine e' stata la stessa di Malala: alle domande di una intervistatrice occidentale, tutte hanno detto di conoscere Malala e che volevano continuare ad andare a scuola (tra gli applausi dei ragazzi presenti nella classe).
Bologna 30/7/2013

Il 23 giugno la SuperLuna 'rosa'
(Roberto Giacomelli)

Il 23 giugno quella che risplenderà in cielo sarà una superluna 'rosa'. A dare il benvenuto all'estate sarà dunque una luna
gigante. Quel giorno il nostro satellite naturale sarà nel perigeo, il punto più vicino alla Terra di tutto l'anno. La luna si troverà infatti a "soli" 356.991 km di distanza dalla terra. Nel percorrere la sua orbita attorno alla Terra la luna si trova in un momento dell'anno nel punto più lontano rispetto al nostro pianeta (apogeo) e in quello più vicino (perigeo). Si parla di "luna al Perigeo", è quello che accadrà questo mese, anche se in realtà un perigeo ed un apogeo hanno luogo ogni mese. Solitamente la distanza media Terra-Luna è di circa 384.400 km. Sebbene quella di quest'anno sarà davvero una luna da guardare con attenzione, non si tratta del record assoluto. Il 19 marzo 2011, il nostro satellite si trovava a circa 356.577 km di distanza, ma l'ultimo perigeo significativo fu nel 1993, quando la distanza tra noi e la Luna fu di soli 357.210 chilometri. Quello del 23 giugno sarà comunque un evento da segnare sul calendario, visto che la prossima volta che la Luna raggiungerà simili 'dimensioni' sarà tra più di un anno, il 10 agosto 2014, quando sarà solo di 5 km più vicina alla Terra.
Bologna 21/6/2013

Il Pianeta Terra visto dalla Stazione Spaziale Internazionale
(Roberto Giacomelli)

Questo video mostra una raccolta di filmati (133 in totale) fatti da Astronauti della Nasa e dell'ESA dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La raccolta finale e stata fatta nel gennaio 2011. I filmati sono molto belli e viene talvolta indicato (troppe poche volte) il sito che in quel momento viene inquadrato. [Credit: Astronauti della NASA e dell'ESA, Sebastiansz che ha fatto la raccolta. Musica: The last paradise]

Bologna 6/3/2013

Il Cloud Computing
(Roberto Giacomelli, Zouleikha Sahnoun, Gianni Siroli)

Fig.1 Diagramma logico di una rete cloud computing
Il Cloud Computing è un insieme di risorse di calcolo, applicativi, storage e infrastrutture messe a disposizione come servizi, che permette di memorizzare, salvare ed elaborare dati tramite hardware/software distribuiti in rete, come illustrato schematicamente nella Fig. 1. Il Cloud Computing si prefigge lo scopo di creare una piattaforma di elaborazione che prescinde da una localizzazione fisica e che astrae le risorse hardware e software impiegate. Attualmente tutte queste operazioni sono fatte entro un Computer o un Personal Computer (PC), possibilmente molto potente. Per sollevare i clienti dalla gestione delle infrastrutture tecnologiche, i fornitori di Cloud Computing trasferiscono all’interno di Datacenter i server e gli altri dispositivi informatici situati all’interno dell’azienda e attraverso collegamenti di rete (tipicamente utilizzando la rete Internet) permettono ai clienti di continuare a usufruire dei propri dati e delle proprie applicazioni. L’infrastruttura tecnologica del fornitore presenta generalmente caratteristiche di affidabilità e sicurezza superiori a quelle locali, attraverso l’utilizzo di hardware di classe enterprise.. Nel Cloud Computing non esiste "un server" come tradizionalmente lo si intende, ovvero una singola macchina, eventualmente ridondata contro eventuali perdite d'informazioni, situata in una località nota. Esiste, invece, un gruppo distribuito di server interconnessi ("la nuvola") che gestisce servizi, esegue applicazioni ed archivia documenti in modo totalmente trasparente all'utilizzatore.
I vantaggi che il Cloud Computing riguardano l’abbattimento dei costi, perchè le aziende hanno la possibilità di ottenere grandi risparmi sull'acquisto e sulla gestione di macchine ed infrastrutture. Il personale connesso al servizio 'Cloud' non dev'essere necessariamente dotato di hardware molto potente, gli è sufficiente una macchina con caratteristiche limitate, quindi più economica, che sia in grado di far funzionare l'applicativo (detto "middleware") che permette l'accesso al Cloud: la "potenza di calcolo" non risiede nella workstation sul tavolo dell'utente, ma è distribuita in rete tra i computer che compongono la 'nuvola'.

Fig.2 Architettura cloud computing
I rischi del Cloud Computing sono connessi ad eventuali blackout e incidenti ai servers o alla rete con conseguenza di non avere più le connessioni. Se la rete non è ben progettata si potrebbero anche avere rallentamenti e/o interruzioni del servizio. Ci sono poi dubbi che riguardano la sicurezza e privacy del Cloud (dati, attività, informazioni). Vi sono grossi investimenti europei (inizialmente 1.8 M-euro) per lo sviluppo di reti utilizzate per la fisica delle alte energie, la biologia molecolare e per l’organizzazione per combattere gli effetti dei rischi naturali [Progetto Helix Nebula organizzato da: CERN + EMBL + ESA + una serie di compagnie che si stanno aggiungendo ai partner iniziali]. Di fatto l’inizio è stata una collaborazione fra Big Science e Big Business. Nella seconda fase si sta passando ad applicazioni per cercare di aiutare le industrie e lo sviluppo economico europeo, riducendo anche la burocrazia. La Fig. 2 mostra l’evoluzione prevista rispetto a quella della Fig. 1. Probabilmente il Cloud Computing potrebbe diventare la scelta di moltissime ditte, grandi e piccole, solo dopo aver ben risolto tutti i problemi elencati nel punti precedenti. [Credit a Helix Nebula, Cloud Computing]
Bologna 21/1/2013