Marcello Malpighi (continua)
Le
tensioni all'interno del corpo docente bolognese non si erano placate, e Borelli
convinse Malpighi che era meglio lasciare la città e trasferirsi a Messina dove
lui gli aveva procurato un posto molto ben remunerato all'università. A Messina
Malpighi proseguì la sua immane opera intesa a rivelare la struttura
microscopica degli organi degli esseri viventi. Nel 1665 pubblicò i tre opuscoli
De lingua, De cerebro e De externo tactus organo,
incentrate sul senso del gusto, sul funzionamento del cervello e sul senso del
tatto.
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Fig. 1: Le papille
fungiformi della lingua con la loro innervazione. Per indagare sulle
"macchine latenti" del senso del gusto Malpighi si fece aiutare dalla sua
cuoca. Rimuovendo i primi due strati della parte superficiale della lingua
seguendo le istruzioni di una tradizionale ricetta bolognese, mise in
evidenza un corpo papillare e tre tipi di papille che tramite i pori degli
strati superiori vengono raggiunte e stimolate dalle particelle della
saliva. Dimostrò, quindi, che il senso del gusto funziona come quello del
tatto, e che entrambi sono basati sulla ricezione di stimoli meccanici.
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Un altro clamoroso successo per la
iatromeccanica avvenne l'anno successivo quando uscì De viscerum structura,
nel quale Malpighi mise in evidenza il complesso sistema di follicoli, tubuli
e vasellini dei reni e sviluppò un nuovo modello del processo della
secrezione.
Ma anche a Messina Malpighi non resistette a lungo e nel 1666 fece
ritorno nella sua amata Bologna ottenendo l'insegnamento di Medicina pratica e
diventando un medico richiesto e, per conseguenza, persona benestante.
Gli
anni a seguire furono di particolare importanza per la vita di Marcello
Malpighi perché videro la rottura dell'amicizia con Borelli e l'inizio della
collaborazione con la Royal Society di Londra, che dal 1669 in poi
pubblicherà tutte le sue opere. Entrambi gli eventi rafforzarono l'autonomia
scientifica di Malpighi che, pur rimanendo sempre fedele alla microscopia e
alla iatromeccanica, estese ulteriormente il suo campo di ricerca: agli
insetti (1669: De bombyce), all'embriologia (1673: De formatione
pulli in ovo) e alle piante (1675/1679: Anatomes plantarum),
aprendo per ognuno di essi nuove strade. Solo davanti ai minerali si diede per
vinto.
Nel 1686/87 la Royal Society pubblicò l'Opera omnia di Malpighi, ma nonostante la sua crescente fama a
livello internazionale, l'opposizione bolognese non si attenuò. Il valore dei
lavori di Malpighi venne messo in dubbio e ridicolizzato dal botanico Giovanni
Battista Trionfetti, dall'arcidiacono Anton Felice Marsili e dagli eterni nemici
Paolo Mini e Giovanni Girolamo Sbaraglia. Per di più, un incendio, che nel 1683
distrusse la sua casa di città insieme a tutti i suoi strumenti e manoscritti, e
i crescenti problemi di salute contribuirono a offuscare la sua vita.
Nel 1688
Malpighi raccontò in una lettera i dettagli di una violenta incursione da parte
di Sbaraglia che semidistrusse con alcuni suoi studenti la sua villa a
Corticella, alle porte di Bologna. Molto probabilmente, però, non si trattava di
un fatto realmente accaduto ma di un racconto allegorico, nel quale Malpighi
aveva trasformato le vessazioni verbali subite nel De recentiorum medicorum
studio dissertatio epistolari ad amicum. In questo libello l'autore anonimo,
probabilmente Sbaraglia, attaccò Malpighi e mise in dubbio l'utilità della
scienza e della microscopia per l'arte medica.
Nel 1691 Pietro Antonio Pigatelli,
cardinale legato di Bologna, venne eletto papa Innocenzo XII. Egli volle avere
l'amico bolognese Malpighi come archiatra
a Roma. Malpighi non riuscì a lungo a
sottrarsi a tale richiesta. Fu nominato "cameriere segreto partecipante", titolo
che equivalse allo status clericale di monsignore, e fu accolto a Roma con i
massimi onori.
Nonostante ciò, Malpighi visse il trasferimento forzato con
amarezza e tristezza. Tre anni più tardi, il 19 novembre 1694, morì dopo un
attacco apoplettico. Tre anni dopo apparse la sua Opera posthuma.
Niente descrive l'opera innovatrice di
Malpighi meglio del giudizio di un suo contemporaneo: "alter microcosmi
Columbus, non unum tantum, verum innumeros novos orbes in sola viscerum
structura detexit" ("un altro Colombo del microcosmo,
scoprì non uno solamente, ma invero numerosi nuovi mondi nella sola struttura
delle visceri").
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