Le nane bianche
La maggior parte delle stelle che vediamo nel cielo hanno una massa iniziale
compresa fra 0.075 e 8
masse solari.
Per molto tempo producono energia per mezzo di
reazioni termonucleari
trasformando idrogeno in elio, elio in carbonio e carbonio in ossigeno. Al
termine della loro vita il raggio aumenta enormemente, la temperatura si abbassa
e la stella diventa una
supergigante rossa.
La fine della fase di supergigante è caratterizzata da una grande instabilità e
da un'intensa perdita di massa (anche di un millesimo di massa solare
all'anno, che lascia la stella ad una velocità di 1000 km/s) la quale elimina
progressivamente tutto il mantello esterno. Il gas espulso forma dei gusci di
materia in espansione attorno alla stella, ridotta ormai al solo nucleo composto
principalmente da carbonio e ossigeno (vedi Fig. 1 e il filmato).
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Fig 1:Fotografia e filmato, ottenuto combinando
immagini successive prese dal
telescopio Hubble,
della supergigante rossa V838 Monocerotis, situata a 20 mila
anni luce
dalla Terra, nella costellazione dell'Unicorno.
(Credit: Foto NASA, STScI, ESA; 04/03/2004, filmato 26/03/2003) |
L'alta temperatura del nucleo (in alcuni casi anche 200 mila gradi)
genera una
radiazione ultravioletta che
strappa gli elettroni dai nuclei in gran parte del gas in espansione. Il ritorno
dell'elettrone alla situazione di partenza avviene per salti successivi su
livelli energeticisempre
più bassi, attraverso un processo che produce nella banda ottica fotoni di varia
energia.
Dalla Terra si osserva perciò un oggetto spettacolare molto colorato, che
assomiglia vagamente ad un pianeta, per cui nel XVIII secolo questi corpi furono
chiamati da W. Herschel
nebulose planetarie.
A causa di perturbazioni, forse dovute al campo magnetico o alla presenza di
grandi pianeti, le nebulose planetarie possono assumere le forme più svariate:
sferiche, ellittiche (Fig. 2), la sagoma di una formica (Fig. 3), di una
clessidra (Fig. 4) o di un fiore (Fig. 5).
Quando tutto l'involucro si sarà disperso nello spazio, resterà una stella
caldissima delle dimensioni della Terra (raggio=6370 km): una nana bianca, in
inglese White Dwarf (WD), che si raffredderà molto lentamente su tempi molto più
lunghi dell'attuale età dell'Universo.
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Fig 2:Fotografia della nebulosa planetaria IC418
situata a 2000 anni luce
dalla Terra, nella costellazione della Lepre.
(Credit:Foto NASA, STScI; 07/09/2000) |
Fig 3: Nebulosa planetaria Menzel3, chiamata anche
"Nebulosa Formica" a causa dei due lobi che si allontanano dalla futura
nana bianca e delle strutture rettilinee ancora più estese, che ricordano
le zampe dell'insetto. La futura WD è la stellina al centro che ha
inizialmente una temperatura superficiale di circa 100 mila K e poi si
raffredda lentamente, senza che intervengano altre reazioni termonucleari.
(Credit:Foto NASA, ESA; 01/02/2001) |
Fra circa 5 miliardi di anni anche il Sole subirà questi processi,
inghiottendo la Terra nella fase di supergigante rossa.
La prima nana bianca ad essere scoperta (da Clark nel 1862) fu Sirio B, la
debole compagna di Sirio A, la stella più brillante del cielo. Per essa fu
determinata una massa di 1.053 masse solari,
una temperatura superficiale di 27000 K e un raggio di 5500 km, pari a 0.86 volte il raggio
della Terra; alla sua superficie la gravità è 470 mila volte quella terrestre e
le sua densità media è 3 milioni di volte quella dell'acqua.
Fig. 4: Fotografia della nebulosa planetaria MyCn18 a 8000 anni luce
da noi nella costellazione della Mosca. La forma a clessidra potrebbe
essere dovuta all'espansione di un vento stellare veloce all'interno di
una nube in lenta espansione, più densa nelle regioni equatoriali che
nelle regioni polari. Per spiegare la struttura di questa nebulosa
planetaria è necessario supporre che la stella centrale abbia un compagno
invisibile.
(Credit: Foto JPL, NASA; 16/01/1996) |
Fig. 5: Immagine di NGC 6543, la più bella nebulosa
planetaria del cielo, a 3000 anni luce
da noi nella costellazione del Dragone. Si notino gli involucri
concentrici, emessi dalla stella centrale al ritmo di uno ogni 1500 anni.
(Credit: Foto NASA, ESA; 09/09/2004) |
Poiché l'Universo esiste da circa 14 miliardi di anni, solo le stelle con
massa iniziale superiore a 0.8 masse solari
hanno avuto il tempo di evolversi fino a diventare WD.
Le nane bianche sono stelle
degeneri
in cui la forza di gravità è bilanciata dalla pressione degli elettroni; la loro
massa non può superare il limite di 1.44 masse solari.
Se una WD ha una compagna che le cede massa e supera il valore di 1.44 masse solari,
si rompe l'equilibrio fra la pressione degli elettroni e la forza di gravità e
la WD esplode come
supernova di tipo Ia,
disperdendosi totalmente nello spazio. È questo un ulteriore modo di morire
delle stelle.
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