Elettronica e fotonica a livello molecolare
La ricerca in questo campo ha già permesso di ottenere tutta una serie di
dispositivi di dimensioni molecolari capaci di imitare le funzioni compiute dai
componenti delle apparecchiature elettroniche e fotoniche macroscopiche: fili capaci di
condurre elettroni o energia, interruttori capaci di permettere o proibire il
passaggio di questi flussi, sistemi presa/spina
e prolunga, rettificatori di corrente, antenne per la raccolta
dell'energia luminosa, elementi di memoria, porte logiche, ecc. Per
ragioni di spazio saranno illustrati solo alcuni esempi.
- Fili. La realizzazione di fili nanometrici lungo i quali possono
passare elettroni od energia è un problema di grande interesse che può essere
risolto assemblando in maniera appropriata opportuni componenti molecolari.
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Fig 1:
Rappresentazione schematica di un
filo a livello molecolare (a), ed esempi di sistemi capaci di condurre
energia (b), od elettronici (c) per eccitazione luminosa.
(Credit:
Gruppo
di Fotochimica e Chimica Supramolecolare, Università
di Bologna) |
Ad
esempio, collegando i complessi Ru(bpy)32+ e Os(bpy)32+
(bpy = 2,2'-dipiridina) mediante una
catena polifenilica,
si ottiene un
sistema
supramolecolare (Fig. 1) lungo circa 4.2 nm, in cui l'eccitazione luminosa
del complesso di Ru dà luogo ad un veloce
trasferimento di energia elettronica (costante di velocità, k, uguale a 1.3 x
106 s-1) al complesso di Os, con conseguente emissione di
luce da parte di quest'ultimo (Fig. 1).
Se come unità terminale di destra si usa il complesso Os(bpy)33+,
ottenibile per semplice ossidazione del Os(bpy)32+ usato
nel caso precedente, l'eccitazione luminosa del complesso di Ru causa il
trasferimento di un elettrone al complesso di Os, con k = 2.7 x 105 s-1
(Fig. 1c). In generale la velocità del
processo dipende dalla lunghezza del filo e dalla sua natura chimica. Se uno
dei
fenili
del filo viene sostituito, ad esempio con un
bicicloottano,
che ha circa la stessa lunghezza del fenile ma interrompe la coniugazione
elettronica lungo il filo, la costante di velocià del processo diminuisce
di alcuni ordini di grandezza.
- Interruttori. Se in un filo molecolare si introduce fra le unità
terminali, un'appropriato componente che può essere interconvertito fra due
stati con caratteristiche chimiche molto diverse mediante stimoli esterni
(ad esempio, due forme redox interconvertibili
con stimoli di tipo elettrochimico), è possibile permettere od impedire il
passaggio di energia o di elettroni, come indicato schematicamente in Fig. 2.
Componenti di questo tipo svolgono a livello molecolare la stessa funzione
degli interruttori del mondo macroscopico.
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Fig. 2:
Rappresentazione schematica di un interruttore posto lungo un filo
molecolare. Il componente centrale è una molecola
che può esistere in due forme (stati) diverse, la prima delle quali permette,
mentre la seconda impedisce, il passaggio di energia o di elettroni da A a C.
L'interconversione delle due forme medianti stimoli esterni ha l'effetto di un
interruttore.
(Credit:
Gruppo
di Fotochimica e Chimica Supramolecolare, Università
di Bologna) |
- Presa/spina. I chimici sono anche in grado di progettare e
costruire sistemi a due componenti che presentano le stesse caratteristiche
del sistema macroscopico presa/spina; in questi sistemi
è infatti possibile connettere/disconnettere i
due componenti in modo reversibile e, una volta che i due componenti sono
connessi, è possibile far passare energia dall'uno all'altro. Un sistema che
si comporta esattamente come sopra descritto è quello costituito da un
etere corona contenente un'unità
binaftile e da
un'ammina
secondaria, legata ad una unità
antracene da una parte e ad un
benzene
dall'altra (Fig. 3).
In soluzione, per aggiunta di un acido, il gruppo amminico viene trasformato in
ione ammonio, che si infila, dalla
parte contenente l'unità benzene, nell'etere corona. Questo addotto, che
è stabilizzato da forti legami ad idrogeno, può essere reversibilmente
dissociato per aggiunta di una base che trasforma nuovamente lo ione ammonio
in ammina. Quando i due componenti sono associati, l'eccitazione luminosa
dell'unità binaftile è seguita dal trasferimento di energia all'unità
antracene che, come conseguenza, emette luce. Cambiando i componenti, è
possibile costruire una presa/spina molecolare per il trasporto di elettroni
anziché di energia. Si può anche notare che, come per i corrispondenti
sistemi macroscopici, nel sistema a livello molecolare la connessione può
avvenire solo se presa e spina hanno dimensioni compatibili; è inoltre
possibile introdurre nella connessione un elemento di selettività legato
alla
chiralità.
- Prolunga. Il
concetto sopra riportato può essere ulteriormente sviluppato costruendo
prolunghe a livello molecolare, di cui un esempio è illustrato nella Fig. 4.
Il sistema è costituito da tre componenti appositamente
progettati e sintetizzati. Il componente di sinistra contiene il complesso
Ru(bpy)32+, che ha la funzione di raccogliere
l'energia luminosa svolgendo, quindi, il ruolo di antenna, e un etere corona
che può comportarsi da presa nei confronti dell'unità ammina/ammonio
contenuta nel componente centrale. Quest'ultimo contiene anche un gruppo
elettron accettore che può funzionare da spina per il componente di destra,
che è un etere corona con proprietà elettron donatrici. La connessione fra
il componente di sinistra e quello centrale è controllata da stimoli
acido/base, mentre la connessione fra il componente centrale e quello di
destra è regolata da stimoli redox (elettrochimici). Quando i tre
componenti sono connessi, l'eccitazione luminosa dell'unità Ru(bpy)32+
causa il trasferimento di un elettrone all'unità (spina) infilata nel
componente di destra (presa).
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