Bio.....cosa?
"Biologico"!
L'aspetto lessicale
L'accezione più ampia del termine agricoltura integra le
pratiche di ingegneria agraria con la scienza delle coltivazioni arboree ed erbacee e con la
zootecnia. Chiunque intuisce che l'attività agricola è intrinsecamente legata, e
nella sostanza identificata, con la biologia delle piante e del bestiame utili
per l'uomo, essendo il suo scopo fondamentale quello di fornire prodotti per
l'alimentazione, anche se i prodotti agricoli possono interessare una varietà di
settori, dalle costruzioni (legnami), ai materiali (cellulosa, polimeri naturali
biodegradabili, ecc.) per finire ai combustibili (biodiesel ecc.).
L'imprescindibile legame che lega agricoltura a botanica e
zoologia rende l'espressione "agricoltura biologica" ridondante,
con l'aggettivo biologico superfluo poiché non aggiunge nulla al significato del
sostantivo agricoltura, che altro non è che biologia applicata alla produzione
di risorse alimentari.
Inoltre, poiché la base della vita sta nella struttura e nella
chimica dei suoi costituenti molecolari, anche la più rara espressione
"agricoltura chimica", usata talora in contrapposizione ad "agricoltura
biologica", ha poco senso.
Poiché la forma è anche sostanza, ne consegue che la locuzione
"agricoltura biologica" andrebbe sostituita con una più appropriata, sulla base
del significato vero che il linguaggio corrente e la legislazione attribuisce ad
essa.
Nella lingua inglese, evidentemente più sensibile al nesso tra
il termine linguistico adottato ed il significato autentico del concetto che si
intende esprimere, i termini "biological agriculture" o "biological farming"
risultano assai meno utilizzati dell'espressione di gran lunga più appropriata
di "sustainable agriculture".
Nell'espressione "agricoltura sostenibile", l'aggettivo aggiunge
il significato di una gestione che non alteri la qualità dell'ambiente in
funzione dell'utilizzo che andrà garantito alle generazioni future. Accanto
alla visione a lungo termine, si aggiunge nel breve l'obiettivo di produrre
cibo sano per uomini sani usando un suolo sano con piante e animali sani.
Il concetto.
Due grandi fenomeni hanno portato nel secolo
scorso ad adottare pratiche che hanno trasformato la vecchia agricoltura nella
moderna e spesso discussa, non senza buone ragioni, agricoltura industriale.
-
Negli anni 30 si era affermata
la teoria di Liebig
sui nutrienti delle piante, dalla quale derivava come, conoscendo le esigenze
di azoto, fosforo e potassio di una specie vegetale, fosse sufficiente
apportare artificialmente queste sostanze nella forma di sali
inorganici e urea per non impoverire il terreno. Non era più necessario per le aziende agrarie
dipendere dalla rotazione delle colture, ma ci si poteva specializzare in un unico
indirizzo produttivo (orticolo, frutticolo, foraggiero, zootecnico, avicolo,
ecc.).
Fig. 3: Nel dopoguerra
il DDT fu usato come pesticida in agricoltura.
(Credit: Media
studies summer institute june-july 2004) |
- Il secondo aspetto,
enormemente sviluppatosi nel II dopoguerra, vedeva l'industria agrochimica
immettere in commercio tutta una gamma di fitofarmaci ed antiparassitari (DDT,
esteri fosforici, ecc) a basso costo (si trattava di prodotti di semplice
sintesi direttamente derivati dalla cosiddetta chimica di guerra), a fronte di
un progressivo aumento delle "malattie" in agricoltura. Questo fenomeno era la
conseguenza del sempre più facile scambio di merci ed è in un certo senso un
effetto negativo della globalizzazione che tende a diffondere in modo omogeneo
in ogni parte del mondo parassiti e quant'altro. Contando su un basso tasso d'informazione,
sfruttando una rete capillare di tecnici (in realtà puri e semplici venditori)
che garantivano produttività per ettaro eccezionali attraverso un uso massivo
di prodotti sintetici, l'abuso di sostanze non selettive per le specie da
combattere e addirittura tossiche per gli organismi superiori e per l'uomo,
nonché di sostanze persistenti nell'ambiente per decenni (es. DDT), giunse
negli anni 70-80 a livelli non più tollerabili.
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Alla fine degli anni 80 la sola
Emilia-Romagna consumava più concimi e fitofarmaci di tutta la Germania
occidentale. Fenomeni di deterioramento grave della tessitura dei terreni per
perdita della componente organica umica, erosione dei suoli, inquinamento delle
falde freatiche iniziavano a diventare sempre più oggetto di allarme diffuso.
Ovviamente si erano anche registrati
importanti progressi in agrochimica, con lo sviluppo e commercializzazione di
insetticidi, erbicidi ecc., sempre più selettivi e meno dannosi per l'ambiente
(degradabili, non tossici o quanto meno meno tossici per gli organismi
superiori), ma anche molto più costosi; inoltre nasceva da una parte la lotta
integrata basata sull'uso di feromoni che riduceva sensibilmente la quantità di
prodotti erogati sulla pianta, e dall'altra si sviluppavano le nuove tecniche di
lotta biologica che vedono uno dei loro massimi cultori, Giorgio Celli, operare
presso il nostro ateneo.
In questo contesto nasce prima negli USA poi
in Europa, parallelamente all'ambientalismo, l'urgenza di proporre
un'agricoltura alternativa, basata su quel patrimonio culturale di osservazioni
e sperimentazioni che in agricoltura si erano sedimentate e consolidate per
millenni e che pochi anni di industrializzazione e
pratiche intensive avevano quasi spazzato via.
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Il Regolamento 2092 della
Commissione Europea varato nel 1991 definisce "agricoltura biologica" un
sistema di gestione dell'azienda agricola che comporta restrizioni
sostanziali nell'uso di fertilizzanti ed antiparassitari, ai fini della
tutela dell'ambiente e della promozione di uno sviluppo agricolo durevole.
Per definire il concetto di agricoltura
biologica la normativa comunitaria fa riferimento alla definizione elaborata
dal Codex Alimentarius sulla base di contributi di esperti a
livello mondiale. Il Codex considera l'agricoltura biologica come un sistema
globale di produzione agricola (vegetale e animale) che privilegia le
pratiche di gestione piuttosto che il ricorso a fattori di produzione di
origine esterna. Secondo questa visione, i metodi colturali, biologici e
meccanici vengono impiegati di preferenza al posto dei prodotti chimici di
sintesi. |
Secondo le linee direttrici del Codex,
l'agricoltura biologica deve contribuire al conseguimento dei seguenti
obiettivi:
• aumentare la diversità biologica nell'insieme del sistema;
• accrescere l'attività
biologica dei suoli;
• mantenere la fertilità dei
suoli a lungo termine;
• riciclare i rifiuti di
origine vegetale e animale, al fine di restituire gli elementi nutritivi alla
terra, riducendo in tal modo il più possibile l'utilizzo di risorse non
rinnovabili;
• fare assegnamento sulle
risorse rinnovabili nei sistemi agricoli organizzati localmente;
• promuovere la corretta
utilizzazione dei suoli, delle risorse idriche e dell'atmosfera e ridurre nella
misura del possibile ogni forma di inquinamento che potrebbe derivare dalle
pratiche colturali e zootecniche;
• manipolare i prodotti
agricoli con particolare attenzione ai metodi di trasformazione, allo scopo di
mantenere l'integrità biologica e le qualità essenziali del prodotto in tutte le
varie fasi;
• essere praticata su
un'azienda agricola esistente, dopo un periodo di conversione, la cui durata
deve essere calcolata sulla base di fattori specifici del sito,quali le
informazioni storiche sulla superficie e i tipi di coltura e di allevamento
previsti.
Della stessa opinione appare l'IFOAM,
la Federazione Internazionale dei Movimenti per l'Agricoltura Biologica
(International Federation of Organic Agriculture Movements), che definisce
l'agricoltura biologica: "Tutti i sistemi agricoli che promuovono la
produzione di alimenti e fibre in modo sano socialmente, economicamente e dal
punto di vista ambientale. Questi sistemi hanno come base della capacità
produttiva la fertilità intrinseca del suolo e, nel rispetto della natura delle
piante degli animali e del paesaggio, ottimizzano tutti questi fattori
interdipendenti. L'agricoltura biologica riduce drasticamente l'impiego di input
esterni attraverso l'esclusione di fertilizzanti, fitofarmaci e medicinali chimici
di sintesi. Al contrario, utilizza la forza delle leggi naturali per aumentare
le rese e la resistenza alle malattie".
Dare una definizione coincisa di agricoltura biologica, come si riscontra dalla
normativa riportata sopra, risulta essere piuttosto difficile poiché bisogna
comprendere molti aspetti di varia natura…ma in conclusione basta ricordare che
con il termine "biologico" si intende tutto ciò che viene ottenuto attraverso
un metodo produttivo che non ricorre ai prodotti di sintesi e che rispetta una
serie di norme che vincolano il produttore nel modo di operare.
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