L'antimateria all'Università di Bologna
Il Dipartimento di Fisica dell'Università
di Bologna è situato in due edifici, quello "storico" di via Irnerio (vedi
foto accanto) e nella nuova sede di Berti-Pichat. |
Fig. 1 : Prima sede del Dipartimento di Fisica di Bologna
(Credit: Università
di Bologna) |
Da quasi quarant'anni ricercatori del Dipartimento di Fisica e
della Sezione INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) di
Bologna studiano sperimentalmente le caratteristiche ed il comportamento
dell'antimateria.
-
1965
:
Dieci anni dopo la scoperta dell'antiprotone,
avvenuta nel 1955, un gruppo di ricercatori guidati
dal Prof. Antonino Zichichi, utilizzando
l'acceleratore
PS (Proto Sincrotrone)
del CERN di Ginevra, osservò per la prima volta un nucleo di antimateria
più complesso: quello dell'antideuterio, costituito da un antiprotone e un
antineutrone così come quello del deuterio è costituito da un protone e un
neutrone. Questa osservazione fu contemporanea a quella effettuata da un gruppo
di fisici americani
all'acceleratore
AGS (Alternating Gradient Synchroton) del
Laboratorio Nazionale
di Brookhaven a New York.
- 1978 :
Tredici anni più tardi un gruppo di ricercatori
bolognesi guidati
dal Prof. Giorgio Giacomelli in collaborazione
con un gruppo di ricercatori francesi rivelò antinuclei più complessi.
Con protoni di 200
GeV ottenuti all'acceleratore
SPS (Super Proton
Synchroton) del CERN, furono prodotti antinuclei di antitrizio e di antielio 3,
formati rispettivamente da un antiprotone e due antineutroni e da
due antiprotoni e un antineutrone. Risultati simili furono ottenuti da gruppi
russi all'acceleratore di Serpukhov in Russia.
Alla fine degli anni '60 il fisico
Bruno
Touschek propose di fare collidere frontalmente elettroni e positroni
per studiare sperimentalmente uno dei fenomeni più interessanti, quello
dell'annichilazione. Presso i Laboratori Nazionali di Frascati (LNF) dell'INFN, nel 1961, venne costruito il primo
"anello di accumulazione" collisionatore
per elettroni (e¯) e positroni (e+),
AdA,
subito seguito dalla realizzazione di un progetto molto più grande,
ADONE.
Fig. 2 :
Il rivelatore BCF ad ADONE.
(Credit: INFN)
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- 1969-1974:
Fra i primi sperimentatori ad utilizzare Adone, c'era anche un gruppo di fisici di Bologna guidati dal
Prof. Zichichi (esperimento
BCF).
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I vantaggi presentati dagli anelli di accumulazione e+e¯ erano tali
che tutta una serie di nuovi acceleratori di questo tipo, sempre più potenti,
furono costruite negli USA, nell'URSS, e in Europa.
L'ultimo collisionatore e+e¯ ad essere costruito è stato il
LEP
(Large Electron Positron collider) al CERN. Con i suoi 27 km di circonferenza,
il LEP (che ha funzionato dal 1989 al 2000) è stato il più grande
acceleratore finora realizzato.
Fig. 3 : Rappresentazione grafica della produzione di particelle in una
annichilazione elettrone-positrone ad elevata energia.
(Credit: CERN
photo-di/9105064)
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- 1989 - 2000:
Quattro collaborazioni internazionali,
composte da centinaia di ricercatori ognuna, hanno realizzato
altrettanti grandi apparati sperimentali. Tre gruppi di fisici
dell'Università e dell'INFN di Bologna hanno partecipato alla costruzione dei
tre rivelatori DELPHI,
L3 e OPAL,
e condotto moltissime ricerche.
I risultati ottenuti dagli esperimenti al LEP hanno permesso una verifica delle
previsioni del
Modello Standard
del microcosmo, con una precisione mai raggiunta prima ed hanno
stabilito l'esistenza di tre soli tipi di neutrini leggeri .
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Parrallelamente allo sviluppo di anelli di accumulazione per e¯ ed e+
si è anche assistito allo sviluppo di collisionatori con protoni e antiprotoni.
Fig.
4: L'acceleratore ISR del CERN.
(Credit:
CERN
Courier (aprile 2002))
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- 1981 - 1983:
Agli Anelli di Accumulazione Intersecantesi (ISR) del CERN vennero per la prima volta iniettati fasci di
antiprotoni.
Un gruppo di ricercatori di Bologna effettuò in quegli anni, con il rivelatore
SFM, una serie di misure per stabilire alcune caratteristiche fondamentali delle
collisioni fra protoni ed antiprotoni confrontandole con quelle osservate nelle
collisioni protone-protone.
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La possibilità di produrre urti frontali ad energia elevatissima con collisionatori
protone-antiprotone fu dimostrata al CERN nei primi anni '80 dove il Super Proto
Sincrotrone
SPS
fu trasformato in un collisionatore protone-antiprotone rendendo possibile la
materializzazione delle particelle mediatrici dell'interazione
debole, W+, W¯, Z0. La loro scoperta valse il
premio Nobel a Carlo Rubbia e a Simon Van der Meer.
Fig. 5: Rappresentazione grafica della produzione del quark top e del suo
antiquark in una collisione protone-antiprotone ad elevata energia.
(Credit:
Fermilab)
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- 1988 - 2002:
Il collisionatore protone-antiprotone più potente al mondo è in funzione presso il
laboratorio
Fermi di Chicago.
Un gruppo di ricercatori bolognesi ha misurato la sezione d'urto (la probabilità)
delle collisioni protone-antiprotone determinando che essa aumenta
all'aumentare dell'energia nel centro di massa.
Un altro gruppo di ricercatori di Bologna fa attualmente parte della grande collaborazione
internazionale CDF. È con
l'omonimo rivelatore che, nel 1995, venne scoperto un sesto tipo di
quark, il
quark
top, la particella elementare più massiva finora osservata (mt ~ 175 GeV).
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Studi delle interazioni materia-antimateria sono stati condotti anche a basse energie.
- 1990 - 1996:
Un gruppo di fisici dell'Università di
Bologna ha contribuito alla realizzazione dell'esperimento OBELIX al
LEAR
(Low-Energy Antiproton Ring)
del CERN. Il rivelatore era in grado di rivelare tutte le particelle elettricamente
cariche e neutre derivanti dalle annichilazioni di antinucleoni con energie
minori di 400 MeV su nucleoni e nuclei fermi.
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Fig. 6: LEAR. Vista dell'area sperimentale.
(Credit: CERN
Bulletin 47/98 - 16 November 1998)
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- Il futuro :
Nel 2004 l'esperimento AMS sarà
installato nella Stazione Spaziale Internazionale (ISS), per una missione
della durata di tre anni. Come test, una versione preliminare del rivelatore,
AMS-01, è stato installato sullo Space
Shuttle durante il 1998. L'obbiettivo principale dell'esperimento è quello di cercare nuclei di antielio e perfino
di anticarbonio che potrebbero indicare l'esistenza nell'Universo di una zona
popolata di antistelle. L'esperimento è condotto da una vasta collaborazione internazionale
cui partecipa un gruppo di Bologna. Al momento la collaborazione è impegnata nella costruzione dell'apparato sperimentale.
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Fig 7: La Stazione Spaziale Internazionale; è
indicata la posizione dove sarà installato AMS.
(Credit: AMS
experiment)
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