Cassini Giandomenico indice scienziati bolognesi Filopanti Quirico

Giacomo Ciamician   (continua)

Nel discorso tenuto alla conferenza di New York, Ciamician, ricordando che la maggior parte dell'energia che la terra riceve dal sole va sprecata, proponeva innanzitutto di aumentare notevolmente la produzione di materia organica vegetale, migliorare le rese delle industrie di trasformazione ed estendere l'impiego dei materiali di origine vegetale. In secondo luogo, trasformare le piante in combustibile gassoso. In terzo luogo, valorizzare la capacità delle piante di produrre sostanze preziose per l'industria (alcaloidi, glucosidi, essenze, gomme e coloranti) che altrimenti devono essere ricavate per sintesi dai derivati del catrame.


Fig.1: Ciamician ispeziona i recipienti di reazione esposti al sole.
(
Credit: Raccolta museale del Dipartimento di Chimica "G. Ciamician" dell'Università degli Studi di Bologna)

Citando i risultati ottenuti a Bologna sulla produzione di glucosidi indotta artificialmente nelle piante, ricordava che "si può intervenire direttamente nella vita delle piante e modificare in un certo senso i processi chimici che in esse si compiono". L'ultimo suggerimento, riguardava la fotochimica industriale. Secondo Ciamician: "il problema principale dal punto di vista tecnico era quello di fissare con opportune reazioni fotochimiche l'energia solare". Occorreva imitare il processo di assimilazione delle piante e ideare pile basate su processi fotochimici.  Auspicava applicazioni industriali degli effetti chimici della luce (polimerizzazioni, isomerizzazioni, idrolisi, ossido-riduzioni ecc…),  citava la fotochimica delle materie coloranti e le sue applicazioni in tintoria.


Fig. 2: Concentrazione di nerofumo nelle nevi della Groenlandia dal 1870 al 1910.
(Credit: Joseph R. McConnell et al. Science Express)
 


Anticipando una visione globale del problema energetico, Ciamician riservava alle zone temperate i processi fotochimici basati sulle piante e ai deserti le applicazioni della fotochimica industriale, in apposite "colonie industriali" con serre e tubi trasparenti. Sulla terra, scriveva Ciamician, "v'è largamente posto per tutto e per tutti…quando le colture sino debitamente perfezionate ed intensificate ed adattate razionalmente alla condizioni del clima e del suolo". Affidarsi alla fotochimica voleva dire, per Ciamician, costruire una società più tranquilla, meno frettolosa e più felice. Quando il New York Times scrisse del Congresso sotto il titolo "Gives out secrets of making ammonia", riferito a Bernthsen, non mancò di aggiungere il sottotitolo "Italian scientist predicts that black and nervous civilization will yield to quiet one". Al termine del suo intervento, infatti, Ciamician aveva definito "nera, nervosa ed esaurientemente frettolosa" la civiltà del carbone, contrapponendola a una società "forse più tranquilla" fondata sull'energia solare. Che quella del carbone fosse "nera" lo hanno confermato addirittura recenti studi sui depositi nevosi della Groenlandia, il cui tenore in residui di fuliggine mostra un'impennata proprio al termine del primo decennio del '900.
L'interesse suscitato da Ciamician nell'uditorio fu enorme. L'autorevole rivista "Science" pubblicò subito dopo il testo dell'intervento nella versione in inglese.

Anni prima, nel discorso per l'inaugurazione dell'anno accademico 1903-1904, intitolato "I problemi chimici del nuovo secolo", Ciamician già sosteneva che la civiltà moderna non poteva continuare a fare affidamento soltanto sul carbon fossile, cioè su un'infinitesima parte dell'energia solare immagazzinata dalla terra in epoche lontane. Occorreva riflettere se non era meglio cercare di imitare le piante, piuttosto che far loro concorrenza con l'industria chimica. Così, imparando da loro, con l'aiuto di un catalizzatore e della luce solare, si sarebbe potuto, secondo Ciamician utilizzare scarichi industriali, come l'anidride carbonica e il vapore acqueo, per produrre metano e ossigeno che, bruciando, avrebbero restituito in forma di calore l'energia acquistata dal sole.
Oggi è noto che sono i cloroplasti, organuli endocellulari complessi, ad ossidare l'acqua a ossigeno e a ridurre l'anidride carbonica a sostanze organiche varie.


Fig. 3: Schema molto semplificato della fotosintesi
(Credit: Biology4kids.com)

Fig. 4: Un cloroplasto, sede della fotosintesi nelle piante
(Credit: CienTIC)
 

(Giacomo Ciamician  - pagina 2 di 4)
< Indietro |        | Avanti >

The Webweavers: Last modified Fri, 30 Nov 2007 11:33:15 GMT