Contare senza numeri
Quello che si
può supporre è che, in effetti, l'umanità abbia elaborato la "capacità di
conteggio" ben prima di possedere il concetto di numero. Perché diciamo ciò ed
in che senso?
Come può ad
esempio un pastore, totalmente analfabeta in aritmetica, controllare che il suo
gregge di 14 pecore è tornato intatto dal pascolo
all'ovile? Egli non ha alcun
concetto di
"14",
però può semplicemente risolvere il suo problema così: il pastore prende un bastone e quando fa uscire le sue pecore
dall'ovile, fa una tacca sul bastone per ogni pecora che esce. Al ritorno dovrà
solo scorrere con un dito le tacche sul bastone, una per ogni pecora che
rientra, e verificare così di non averne persa nessuna.
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Certo,
ciò non gli dà la possibilità di dire "quante" pecore ha, ma questa
procedura risolve il suo problema. La "pratica dell'intaglio" è stata, in effetti, in uso presso
popolazioni di pastori fino in tempi relativamente recenti.
Il concetto fondamentale è quello di realizzare una corrispondenza biunivoca
che sta proprio alla base del contare; in questo caso una corrispondenza
fra le pecore e le tacche sul bastone. Naturalmente poco importa qual'è lo
strumento di questa corrispondenza: il pastore potrebbe usare per il suo scopo
un mucchietto di sassi (sempre uno per ogni pecora) e sarebbe la stessa cosa.
Possiamo figurarci
analoghe situazioni di vario tipo: dei cacciatori arrivano presso un'altra tribù
con un carico di 23 pelli, e le vogliono scambiare contro sacchi di mais e si
accordano per scambiare due sacchi contro una pelle.
Come effettueranno
lo scambio senza saper contare (e tanto meno sommare o moltiplicare)?
Possono fare
così: consegneranno le pellicce una ad una, ed in cambio di ognuna riceveranno i
due sacchi di mais pattuiti, proseguendo fino all'esaurimento della merce.
Nessuno dei partecipanti allo scambio saprà dire "quanti" oggetti sono stati
dati e quanti ricevuti (le 23 pelli ed i 46 sacchi di mais), ma ognuno sarà
sicuro che lo scambio è stato equo.
Un
altro esempio è costituito dai rituali religiosi, come il recitare un certo numero di
preghiere: il fedele non ha bisogno di saper contare se è munito di uno
strumento adatto: una collana di preghiera (un "rosario" per i cattolici).
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Fig. 1:
Un rosario cristiano (a sinistra)
e una collana di grani di preghiera islamica (a destra). Usate per recitare un certo numero fissato di preghiere, queste collane
hanno tutte il medesimo principio: il fedele le "sgrana" con le mani enunciando per ogni grano la preghiera dovuta. Non c'è
così bisogno di saper contare. |
In
questo stadio, "conteggio" significa sempre soltanto "stabilire una
corrispondenza" fra gli oggetti da contare e degli "oggetti simbolo" (siano
essi sassi, perline, conchiglie, tacche su ossa o bastoni, nodi su cordicelle o
altro).
Perché
parliamo di contare senza il numero?
Perché a questo stadio non c'è il concetto di numero, ad esempio non ci sono
nemmeno le parole per indicare i
singoli numeri, nè tanto meno dei simboli; c'è solo la pratica del mettere in
corrispondenza due insiemi di oggetti.
Il successivo
passo essenziale sarà di avere delle parole per i singoli numeri, e ciò avverrà
in due stadi:
- Prima le parole
che indicano i numeri saranno solo degli aggettivi: quando consideriamo
"uno", "due" o "sei" come aggettivi numerali, essi sono solo attributi di
insiemi, come nelle espressioni "due cani" o "sei barche". Qui "due" e "sei"
hanno lo stesso valore di aggettivo, come "rosso" o "saporito".
- Poi, con l'uso del
numero come un vero e proprio nome (cioè un sostantivo) si ha il
completo passaggio al concetto astratto di numero, infatti col passaggio al
sostantivo si ha la possibilità di enunciare anche proprietà dei numeri stessi
(e non solo degli oggetti contati), come quando, ad esempio, diciamo "il tre è
dispari".
The Webweavers: Last modified Mon, 15 May 2006 14:13:13 GMT
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