Le origini
Quando apparvero i numeri ed il contare nella storia dell'umanità?
Non lo sappiamo esattamente; le origini dell'uso dei numeri nella preistoria,
naturalmente, non sono documentate. Le prime tracce del "contare" risalgono a
circa 30.000 anni fa e sono costituite da ossa intagliate, con tacche che si
pensa indichino un qualche tipo di conteggio (giorni, animali?).
Fig. 1: "The Ishango Bone" (circa 22.000 anni fa)
(Credit:
Museum of Natural Sciences, Brussels, Belgium) |
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Fig. 2: Schema delle tacche |
Si
potrebbe pensare che l'uso dei numeri sia qualcosa di immediato e "naturale",
innato. Che sia un senso della quantità, implicito nella struttura della nostra
mente, come la capacità di percepire il caldo e il freddo, o i colori. In
effetti si può affermare con sicurezza che le cose non stanno affatto così:
sicuramente c'è stato un periodo in cui
gli esseri umani non
avevano né il concetto di numero, né la capacità di contare.
La migliore prova di ciò è che esistono tuttora popolazioni che non hanno
sviluppato il concetto di numero, e nei cui linguaggi le parole per la serie dei
numeri non esistono: "uno", "due" e "molti" rappresentano
ancora le uniche
grandezze utilizzate; si tratta, ad esempio, di tribù isolate in Africa, in
Oceania od in Amazzonia.
Non è difficile constatare che esiste in
ognuno di noi una
percezione diretta
del numero, una capacità immediata di distinguere insiemi con una
quantità diversa di elementi, che non è legata al contare.
Considerate ad esempio gli insiemi della figura a lato.
Potete dire quanti sono gli elementi di ognuno
di questi insiemi con una semplice occhiata: la percezione è immediata, non
avete bisogno di contare gli elementi
degli insiemi.
La cosa è diversa con questi altri
insiemi della figura sotto a destra.
In questo caso avete bisogno di contare in qualche modo gli elementi
degli insiemi per dire quanti sono (ad esempio lo farete raggruppandoli
mentalmente a gruppi di due o tre, oppure contandoli uno ad uno).
Che conclusione si può
trarre da tutto ciò? È
piuttosto semplice:
Una percezione
immediata della quantità esiste, ma non supera il numero quattro!
Fig. 3: Un grazioso esempio delle capacità aritmetiche degli animali.
Credit:
(G.Ifrah: Storia
Universale dei Numeri.
Mondadori, Milano (1984)) |
Questo tipo di percezione non è una vera e propria
"struttura culturale", e nemmeno è una prerogativa umana: molti animali la
hanno e la usano; il saper distinguere ad "occhio" le quantità di
insiemi piccoli, non rende le nostre capacità aritmetiche superiori a quelle di
un gatto o di una gallina.
Questa è quindi la situazione,
diciamo, "di partenza" nell'evoluzione culturale umana: una capacità di
percezione immediata di quantità (fino a quattro) che comunque non ci distingue
dagli altri animali, e una capacità "culturale" di padronanza del concetto di
numero praticamente nulla, rappresentata dal concetto: più di due = una
moltitudine
Andando avanti, vedremo invece quali
sono state le tappe della conquista
umana dei numeri.
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