Introduzione
Quando si osserva il cielo stellato non si pensa che da esso possano giungere dei pericoli; tali pericoli si possono suddividere in:
- impatti con la superficie terrestre di corpi celesti, con conseguente creazione di crateri;
- radiazioni altamente energetiche provenienti da stelle in fasi particolari della loro vita.
Alla categoria degli impatti appartengono tutti gli oggetti che hanno un'orbita che può intersecare l'orbita terrestre e che vengono denominati NEO (Near Earth Objects), cioè asteroidi e comete. Ai NEO si aggiunge anche la "spazzatura spaziale", detriti artificiali che orbitano attorno al nostro pianeta.
Dal 1990 in poi la ricerca dei NEO viene effettuata dalla NASA tramite una rete globale di ricerca, denominata "Progetto Spaceguard", a cui si affiancano il progetto LINEAR (due telescopi nel New Mexico), il progetto Spacewatch del Kitt Peak Observatory (Arizona), il Near-Earth Asteroid Tracking (NEAT), una collaborazione NASA-Jet Propulsion Laboratory, il Lowell Observatory Near-Earth-Object Search (LONEOS), il Catalina Sky Survey, il progetto LINEAR (Lincoln Near-Earth Asteroid Research) del MIT, il Campo Imperatore Near-Earth Objects Survey (CINEOS), il Japanese Spaceguard Association, l'ADAS (Asiago-DLR Asteroid Survey), una collaborazione tra il Dipartimento di Astronomia dell'Università di Padova e il tedesco Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt che utilizza il telescopio Schmidt di Asiago Cima Ekar e che si coordina nella ricerca con l'UDAS (Uppsala-DLR Asteroid Survey), e il BAO Schmidt CCD Asteroid Program (Beijing Schmidt CCD Asteroid Program) svolto a partire dal 1995 dall'Osservatorio Astronomico di Pechino e finanziato dall'Accademia Cinese per le Scienze.
Fig. 1: Cartina delle stazioni che partecipano al progetto di sorveglianza degli oggetti che orbitano attorno alla Terra, soprattutto dei detriti spaziali, denominato Space Surveillance Network; si tratta di una collaborazione tra l'US Space Command e la Russian Space Agency.
(Credit:Courtesy USSSN) |
Anche le stelle possono rappresentare un pericolo per il nostro pianeta, non diretto (cioè la caduta della stella), ma indiretto, essendo legato alla loro evoluzione naturale, se presentano caratteristiche particolari; si tratta dei fenomeni di
supernova e di ipernova. A seguito di tali eventi infatti la radiazione emessa dalle stelle può interagire con la nostra atmosfera, alterandone la composizione e la trasparenza. Entrambi i tipi di eventi catastrofici sono stati fondamentali nella storia del nostro pianeta, in quanto il risultato delle estinzioni che hanno prodotto è stata l'evoluzione della vita sulla Terra come noi la conosciamo; infatti un pianeta identico alla Terra, che girasse attorno ad una stella identica al Sole, ma non soggetto agli stessi eventi catastrofici, sulla sua superficie avrebbe un'evoluzione della vita diversa dalla nostra. Il cratere da impatto più famoso è quello di Chicxulub, nel Messico (penisola dello Yucatan), che è stato associato alla estinzione dei dinosauri, avvenuta salla fine del periodo Cretaceo, circa 65 milioni di anni fa. Il cratere di 180 km di diametro si è formato in seguito all'impatto di un asteroide di almeno 10 km di diametro, che, oltre a provocare un gigantesco tsunami, produsse polveri che, immesse nell'atmosfera, portarono ai cambiamenti climatici ritenuti responsabili dell'estinzione.
Fig. 2: Immagini relative al cratere di Chicxulub: in alto a sinistra si vede in quale zona del Centro America si trova il cratere; in basso a sinistra si vede una topografia radar animata che mostra la parte del cratere visibile sulla terra ferma; a destra si vede una carta delle anomalie gravimetriche della Penisola dello Yucatan, in bianco la linea di costa.
(Credit:Courtesy NASA/JPL-Caltech) |
Molti ipotizzano che l'estinzione della megafauna (mammut, mastodonti, tigri dai denti a sciabola) avvenuta nel Pliocene-Pleistocene, 1.8 milioni di anni fa, causata dai mutamenti climatici che portarono ad una glaciazione, sia dovuta all'esplosione di una
supernova che si trovava a soli 130 anni luce da noi; questa ipotesi spiegherebbe sia la presenza nei fondali oceanici dell'isotopo 60Fe in quantità non trascurabili, che il fatto che il nostro Sistema Solare si trovi all'interno di una nube di plasma, denominata "Bolla Locale", del diametro di 490 anni luce.
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Fig. 3: Rappresentazione artistica della Bolla Locale (con il Sole e la stella Beta Canis) e della Bolla Anello I (contenente Antares).
(Credit:Courtesy NASA) |
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