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La malattia di Alzheimer

Chi viene colpito?
La malattia di Alzheimer è certamente la forma più comune di demenza, nonchè la malattia neurodegenerativa più diffusa, in quanto interessa circa 800.000 persone in Italia e circa 27 milioni in tutto il mondo. Tranne che per rare forme genetiche, per lo più familiari, che colpiscono individui giovani (si parla in questo caso di Alzheimer ad esordio precoce), il fattore maggiormente correlato all’incidenza della patologia è l’età. Circa il 5-10% della popolazione di età superiore ai 65 anni soffre di questa malattia, ma la percentuale aumenta progressivamente con l’invecchiamento, arrivando a colpire quasi il 50% degli individui di oltre 85 anni.

Quali sono i segni e sintomi più comuni


Fig. 1: Coinvolgimento di aree cerebrali dalla forma preclinica a quella più avanzata

 

 

I più comuni sintomi legati a questa malattia sono, come per tutte le altre forme di demenza, caratterizzati da una progressiva perdita della memoria, in particolar modo degli eventi recenti e delle nuove informazioni acquisite. I primi sintomi hanno, in genere, un esordio graduale e sottile, e possono essere confusi con quelli tipici dell’invecchiamento. Si capisce di essere di fronte ad una forma di demenza quando i soggetti cominciano a smarrirsi in ambienti familiari, dimenticare di aver compiuto una determinata azione, continuare a ripetere la stessa cosa o diventare incapaci di apprendere nuove nozioni. Man mano che lo stato della patologia avanza, si diventa incapaci di trovare le giuste parole o di prendere decisioni responsabili.
Uno degli aspetti  più brutti legati al progresso della malattia è l’incapacità di riconoscere amici e familiari. Sintomi collaterali quasi sempre presenti sono agitazione, paranoia, depressione e isolamento.

Sebbene alcuni di questi sintomi possano essere trattati con buoni risultati tramite terapie mediche, non esiste al momento una cura per l’Alzheimer. Dalla diagnosi  della malattia, in media i soggetti hanno un’aspettativa di vita di 6-8 anni, anche se molti possono sopravvivere anche fino a 20 anni. Nella maggior parte dei casi, la morte avviene per altre cause, come la polmonite che interviene come conseguenza dell’indebolimento del sistema immunitario che aumenta il rischio di infezioni ai polmoni.

Come viene diagnosticata?
L’unico modo per diagnosticare la malattia di Alzheimer è con l ’autopsia post-mortem. Tuttavia i clinici possono determinare chiaramente se una persona con segni di demenza sia probabilmente o meno affetta da Alzheimer con esami neurologici e ricorrendo eventualmente ad analisi di marcatori nel sangue o urine e alle tecniche di imaging, come risonanza magneticaDizionario e PETDizionario. Per rendere la diagnosi più attendibile, si stanno facendo degli studi in larga scala con tecniche di neuroimaging per associare con precisione il tipo di profilo osservabile allo stadio della malattia.

Cosa succede a livello cellulare?

 
Fig. 2: Fig.7: Modificazioni cellulari tipiche della malattia di Alzheimer
Osservando una sezione cerebrale di un soggetto affetto da Alzheimer, si possono osservare  dei cambiamenti tipici, che consistono nella presenza di strutture note col nome di placche neuriticheDizionario e grovigli neurofibrillari.
Le prime si formano normalmente all’esterno dei neuroni, laddove i grovigli si generano all’interno del citoplasma cellulare. Entrambi questi ammassi possono interferire con il normale funzionamento neuronale, impedendone la comunicazione con altre regioni del cervello e del corpo.
Componente principale delle placche è la beta-amiloide, in quanto deriva da una proteina precursore dell’amiloide, o APPDizionario.

Nei soggetti sani la APP, attraverso una reazione biologica catalizzata dall'enzima alfa-secretasi, produce un peptide innocuo chiamato p3. Per motivi non totalmente chiariti, nei soggetti malati l'enzima che interviene sull'APP non è l'alfa-secretasi ma una sua variante, la beta-secretasi, che porta alla produzione di un peptide di 40-42 aminoacidi: la beta-amiloide.

Tale beta-amiloide non presenta le caratteristiche biologiche della forma naturale, ma tende a depositarsi in aggregati extracellulari sulla membrana dei neuroniDizionario. Le placche neuronali che ne derivano innescano un processo infiammatorio attivando una risposta immunitaria richiamando macrofagi e neutrofiliDizionario, i quali produrranno citochine, interleuchine e TNFDizionario-alfa che danneggiano irreversibilmente i neuroni.

 
Fig. 3: Differenze tra neurone sano e neurone malato

Negli aggregati intracellulari, invece, viene comunemente identificata una proteina fosforilata, chiamata Tau, la quale, se mutata, può essere responsabile di un’altra famiglia di malattie neurodegenerative, le taupatieDizionario.


Fig. 4: Cambiamenti anatomici a carico del cervello affetto da Alzheimer (destra). Si nota la perdita di materia cerebrale.
 

Particolarmente colpiti da questo processo patologico sono i neuroni colinergiciDizionario, specialmente quelli delle aree corticali, sottocorticali e, tra queste ultime, le aree ippocampaliDizionario. In particolare, l'ippocampo è una struttura encefalica che svolge un ruolo fondamentale nell'apprendimento e nei processi di memorizzazione, perciò la distruzione dei neuroni di queste zone è ritenuta essere la causa principale della perdita di memoria nei malati.
Una descrizione animata di quello che accade nelle cellule dei pazienti affetti da Alzheimer si può trovare a questo indirizzo (in inglese):
http://www.alzheimers.org/rmedia/adanimation.htm

 


Fig. 6 : Rappresentazione grafica dell’insieme dei meccanismi coinvolti nella degenerazione neuronale nell’Alzheimer