Macchine molecolari artificiali
(continua)
- Macchine
artificiali basate su pseudorotassani, rotassani e catenani.
La
maggior parte delle ricerche nel campo delle macchine molecolari
artificiali è attualmente concentrata su
sistemi supramolecolari chiamati
pseudorotassani, rotassani e catenani, con i quali è possibile ottenere
semplici movimenti lineari o rotatori (Fig. 3). Uno
pseudorotassano è un sistema supramolecolare formato da una
molecola filiforme infilata in una molecola ad anello (Fig. 3a).
Un
rotassano può essere immaginato come formato da uno
pseudorotassano in cui, all'estremità del componente lineare, sono stati
aggiunti due gruppi ingombranti per impedire lo sfilamento dell'anello (Fig.
3b,c). Un
catenano, infine, è un sistema supramolecolare formato da due
molecole ad anello incatenate una all'altra (Fig. 3d,e).
In sistemi di questo genere, se accuratamente progettati, è
possibile, mediante l'uso di opportuni stimoli energetici, mettere in atto
movimenti meccanici come quelli mostrati nella Fig 3. Al fine di controllare tali movimenti è, però, necessario che siano
verificati quattro requisiti fondamentali:
- il sistema deve avere solo due situazioni strutturalmente stabili (ad
esempio, per il sistema di Fig. 3a
le due situazioni corrispondono ad avere i componenti associati o separati)
- una delle due strutture deve essere più stabile dell'altra, così da
avere una situazione iniziale in cui è presente una sola struttura (ad esempio,
per il sistema di Fig. 3a la
situazione più stabile è generalmente quella in cui i due componenti sono
associati);
- con uno stimolo esterno deve essere possibile destabilizzare la struttura
iniziale e costringere quindi il sistema a riorganizzarsi nell'altra struttura;
- con un secondo stimolo esterno deve essere possibile annullare l'effetto
destabilizzante e ritornare alla struttura originale.
Di
seguito sono illustrati alcuni esempi di macchine molecolari basate su tali
sistemi, scelti anche per mostrare come sia possibile utilizzare energia
luminosa, chimica, o elettrica per far avvenire la
reazione responsabile del movimento.
- Sistema
pistone/cilindro azionato dalla luce.
Il
movimento di sfilaggio/infilaggio dei due componenti molecolari di uno
pseudorotassano (Fig. 3a) ricorda
quello di un pistone in un cilindro ed in Fig. 4 è illustrato un esempio reale di sistema in grado di comportarsi in tal
modo.Il componente filiforme A
possiede l'unità A1 che ha tendenza ad accettare elettroni, mentre il componente
ciclico B possiede due unità B1
che hanno tendenza a donare elettroni. In virtù di questa complementarietà
nelle proprietà chimiche, i due componenti, quando sono messi nella stessa
soluzione, si associano spontaneamente dando origine alla struttura di tipo
pseudorotassano. Si può notare che il componente lineare contiene anche
l'unità A2, il complesso Ru(bpy)32+, che non gioca
alcun ruolo nell'associazione, ma che costituisce il "motore a luce"
del sistema. Infatti, quando il sistema viene illuminato con luce di opportuna
lunghezza d'onda, l'assorbimento di un fotone da parte dell'unità A2
causa il trasferimento di un elettrone da A2
(che si
ossida) ad A1 (che si
riduce). L'unità A1 perde così la
sua proprietà di accettare elettroni e non è più in grado di interagire con
le unità elettron donatrici B1 del
componente ciclico. In altre parole, l'eccitazione fotonica distrugge
l'interazione che tiene associati i due componenti, inducendo il movimento di
sfilaggio. Si deve, però, notare che tale processo, essendo relativamente
lento, può avvenire solo se nella soluzione è presente una sostanza, Red,
che cede un elettrone all'unità A2,
non appena questa ha trasferito un elettrone all'unità A1.
In caso contrario, l'elettrone acquistato dall'unità A1
tornerebbe molto velocemente sull'unità A2
con immediato ripristino dell'interazione donatore-accettore che mantiene
associati i due componenti.
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Fig. 4: Movimento
pistone/cilindro in uno pseudorotassano azionato dalla luce. Red
e Ox sono rispettivamente un riducente ed un ossidante; Prod
rappresenta genericamente i prodotti di scarto legati al funzionamento
della macchina.
(Credit:
Gruppo
di Fotochimica e Chimica Supramolecolare, Università
di Bologna)
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Il
ri-infilaggio dei componenti può essere ottenuto aggiungendo alla soluzione un
ossidante, Ox, (in molti casi,
semplicemente ossigeno) che, togliendo ad A1
l'elettrone acquistato nel processo di riduzione, ripristina le sue proprietà
elettron accettrici.
È
importante sottolineare che in questo sistema il movimento meccanico è indotto
dalla luce, ma sono anche necessarie due sostanze chimiche, Red e
Ox, per far sì che
avvenga il ciclo completo di sfilaggio e ri-infilaggio, con inevitabile
formazione di prodotti di scarto (Prod).
Attualmente
sono allo studio sistemi pistone/cilindro il cui funzionamento, essendo
esclusivamente "guidato" da impulsi luminosi, non comporta la
formazione di prodotti di scarto.
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(Macchine molecolari artificiali - pagina 2 di 4)
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