IntroduzioneDue considerazioni preliminari:
Se abbiniamo queste due considerazioni emerge chiaro il fatto che gli uomini, sia per la crescita numerica che per la crescita delle loro esigenze, col tempo sembrano destinati ad esercitare un impatto sempre più aggressivo nei confronti dell'ambiente. Quest'ultimo rappresenta il volto scomodo dello sviluppo; se l'Umanità fosse in grado di imparare dai propri errori, oggi i paesi emergenti si avvierebbero lungo "percorsi puliti" di sviluppo, e non si limiterebbero a ripercorrere le esperienze discutibili delle società opulente dell'ultimo cinquantennio, con il relativo carico ambientale. Purtroppo i percorsi virtuosi sono anche quelli più costosi ed oggi, per tre miliardi di indiani e cinesi la cosa più importante è accelerare al massimo lo sviluppo senza perdere tempo e danaro in attenzioni particolari per le conseguenze ambientali e sanitarie. L'adozione dell'industrializzazione, come via più breve ad un rapido sviluppo economico, porta con sé il trasferimento in grande scala, dai Paesi più sviluppati, di tecnologie spesso superate e sporche. Una prova del prezzo che il pianeta paga al suo convulso sviluppo, incapace di limitare il deterioramento della qualità dell'aria attraverso l'emissione di polveri sospese, composti organici volatili e ossidi d'azoto dovuti in gran parte a processi di combustione, è visibile nelle seguenti foto.
L'uomo del XXI secolo, Homo faber o meglio Homo technologicus (uomo che usa la ), con esagerato senso di onnipotenza per le straordinarie opportunità offerte dalle nuove tecnologie, è oggi, in grado di risolvere problemi attuali veramente complessi, ma temporanei e marginali, mentre è ancora molto imprevidente nell'affrontare i problemi differiti nello spazio e nel tempo come l'inquinamento, dal livello locale al livello planetario. The Webweavers: Last modified Tue, 20 Jul 2005 10:00:51 GMT |