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Guido Horn d'Arturo  (continua)

Strumentazione

Fin dai primi del '900 era avvertita la necessità di spostare l'attività osservativa dalla torre astronomica, posta nel centro di Bologna e oggi sede del Museo della Specola, afflitta fin da allora da inquinamento luminoso e atmosferico. Nel 1936 Horn d'Arturo fondò la stazione osservativa di Loiano, sull'Appennino tosco-emiliano, dotandola di un telescopio riflettore Zeiss del diametro di 60 cm.


Fig. 1: L'edificio e la cupola del telescopio riflettore Zeiss di Loiano.
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Credit: Dipartimento di Astronomia dell'Università degli Studi di Bologna)
 
 

Lo strumento era allora tra i maggiori in Europa e fu utilizzato per osservazioni fotografiche, legate a ricerche nel campo delle stelle variabili deboli e delle nebulose.

Per Horn d'Arturo l'impossibilità tecnica di realizzare specchi di grandi dimensioni avrebbe danneggiato il futuro della ricerca astronomica. La mancanza di adeguati strumenti d'osservazione "spinge il ricercatore ad immaginare là dove non può vedere".

Progettò allora, a partire dagli anni '30, un nuovo genere di telescopi, sostituendo al tradizionale specchio monolitico uno "specchio a tasselli". Tra innumerevoli difficoltà finanziarie e le ripercussioni della seconda guerra mondiale, l'astronomo triestino realizzò, infine, uno strumento del diametro di 180 cm e 10,40 m di lunghezza focale, costituito da un mosaico di specchi esagonali (foto a destra), oggi visitabile nel Museo della Specola. Il modello ha ispirato moderni strumenti, quali gli americani Keck Telescope e Hobby-Eberly Telescope (foto a sinistra), dei quali è considerato il precursore.

 


Fig. 2: Confronto tra lo specchio del moderno telescopio Hobby-Eberly (a sinistra) e quello di Horn (a destra). 
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Credit: University of Texas e Dipartimento di Astronomia dell'Università degli Studi di Bologna)


(Guido Horn d'Arturo - pagina 2 di 4)
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