Per un efficace uso della scrittura posizionale c'è bisogno di un elemento essenziale: lo zero.
Possiamo notare che, con una notazione additiva, non c'è alcuna necessità di avere un simbolo per lo zero, infatti aggiungere zero non serve a nulla!
Con una notazione posizionale, invece, ogni cifra rappresenta il numero delle decine o delle centinaia o di altre potenze del dieci (se la base è dieci), quindi se mancano le potenze di un certo ordine, c'è bisogno di una cifra che rappresenti questa assenza:
senza zero come vedremmo la differenza fra 123 e 1203, o 1023 ?
Questa ambiguità era presente nella scrittura cuneiforme babilonese, posizionale, in base 60. Solo in una fase successiva, verso il III secolo a.C., s'incontra in questa scrittura, la prima versione scritta dello zero: un simbolo (simile a "<<") che stava a significare l'assenza di cifre corrispondenti a quella posizione.
Anche all'origine della scrittura posizionale indiana, lo zero, che era rappresentato da un punto, vedi la figura seguente, era probabilmente considerato più un "segno d'interruzione", da intromettere fra le cifre per marcarne la distanza, che non una cifra come è poi divenuto.
Anche i cinesi usavano una numerazione posizionale in base dieci, ed arrivarono ad usare lo zero (di derivazione indiana) verso l' VIII secolo d.C.
Qualche secolo dopo esso si trova anche nella numerazione Maya (che ha base 20).