
Un po' di storia
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Fig. 1: Disegno della struttura del sughero
di Robert Hooke, che la osservò in un rudimentale microscopio. Tale immagine
è contenuta nella sua opera
Micrographia.
(Credit:
Wikipedia.org) |
La comparsa del microscopio segnò una tappa
importante nello sviluppo della teoria cellulare.
Nel 1665, lo scienziato inglese
Robert Hooke, usando un microscopio composto di
sua invenzione, scoprì che il sughero era formato da minuscoli scompartimenti
che chiamò cellule, paragonandole alle celle di un
monastero.
Da allora e nel sucessivo secolo e mezzo, i biologi gradualmente conclusero che
tutta la materia vivente (animale e vegetale) era costituita da cellule e che
ogni cellula era un'entità vivente indipendente.
Nel 1838 il botanico tedesco
M.J. Schleiden annunciò che ogni tessuto vegetale
era costituito da cellule; altrettanto fece, nell'anno successivo, il fisiologo
tedesco Theodor Schwann riferendosi alle cellule animali.
Mentre già nel 1673, uno dei primi microscopisti, Johann Hamm, assistente di
Leeuwenhoek, aveva scoperto nel liquido seminale dei minuscoli corpuscoli,
chiamati in seguito
spermatozoi
(dal greco "seme animale"), fu solo molto più
tardi, nel 1827, che il fisiologo tedesco
Karl Ernest von Baer scoprì gli
ovociti
dei mammiferi.
È in quest'epoca che ai biologi divenne chiaro che ogni animale, perfino il più
grande, aveva origine da una singola cellula: dall'unione di una cellula uovo e
di uno spermatozoo si formava un uovo fecondato, da cui, per ripetute divisioni,
si sviluppava l'essere vivente.

Fig 2: Spermatozoo che tenta di penetrare
nella superficie di un ovulo.
(Credit:
SCIENCEphotoLIBRARY) |
La cellula ha una complessa struttura interna che venne scoperta poco alla volta
nel corso del XIX secolo. Fu nel 1831 che
Robert Brown individuò all'interno di
una cellula vegetale una piccola struttura sferica, pari a circa un decimo del
volume cellulare, che fu chiamata nucleo.
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Fig. 3: Illustrazioni di cellule in cui sono
evindeziati i cromosomi durante la mitosi. L'immagine è stata estratta dal
libro
Zellsubstanz, Kern und Zelltheilung, 1882.
(Credit:
Wikipedia.org) |
Uno studio più approfondito del nucleo e del processo di suddivisione
della cellula, fu ostacolato per molto tempo dal fatto che la cellula è
pressochè trasparente. Le ricerche migliorarono quando i biologi
scoprirono che era possibile, utilizzando determinate sostanze, colorarne solo
alcune parti. In particolare nel 1879 il tedesco
Walther
Flemming si accorse che certe tinture rosse erano in grado di far risaltare
piccoli granuli all'interno del nucleo cellulare che il biologo chiamò
"cromatina". Esaminando questo materiale, Fleming fu in grado di seguire alcuni
cambiamenti che avvengono nel processo di divisione cellulare e nel 1882, pubblicò i risultati delle sue ricerche in un libro. Egli aveva
osservato che durante la divisione di una cellula, all'interno del nucleo la
cromatina si addensava in filamenti che si disponevano a forma di stella
(aster ); successivamente l'aster si suddivideva, metà da una parte e metà
dall'altra, dentro le
due cellule che risultavano dal processo di divisione. Flemming chiamò
questo processo "
mitosi " (dal greco "filo"), giacché sembrava che questi
filamenti di cromatina avessero un ruolo cruciale nella fase di divisione
cellulare. Sei anni più tardi il tedesco von Waldeyer introdusse
per questi filamenti il nome con cui li conosciamo ancora oggi: "cromosomi "
(dal greco "corpi colorati").
Nel 1885, l'embriologo belga
Eduard von Beneden scoprì che le cellule uovo e
gli spermatozoi possedevono solo metà dei cromosomi presenti nelle normali
cellule dell'organismo. Il processo di divisione cellulare, da cui hanno origine
uova e spermatozoi fu chiamato, per questo motivo,
meiosi dal greco
"diminuire".
Nel 1902 l'americano
Walter Sutton e il tedesco
Theodor Boveri
arrivarono indipendentemente alla conclusione che i cromosomi si presentano in
coppie ereditate per metà dal padre e per metà dalla madre (coppie
omologhe ),
intuendo così che doveva esistere una relazione tra i cromosomi e i fattori
ereditari (introdotti da Mendel nel 1860). L'unico problema in questa analogia
stava nel fatto che, il numero di cromosomi è molto inferiore al numero dei
caratteri ereditati. Ben presto, però, si arrivò alla conclusione che ciascun
cromosoma doveva avere un insieme di geni e che i caratteri ereditari erano
portati dai
geni
e non dai cromosomi.

Fig. 4: Illustrazione ad acquerello della Drosophila di Edith M.
Wallace. Questa immagine è stata pubblicata in "Contributions to the
Genetics of Drosophila melanogaster" di C.B. Bridges e T.H.
Morgan
(Washington, DC: Carnegie Institution; 1919), CIW publication #278. |
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Progressi nel campo della
genetica (termine coniato all'inizio del '900 da
William Bateson) furono ottenuti nel 1910 dallo zoologo americano
Thomas
Hunt Morgan (Premio Nobel per la medicina 1933) che ebbe l'idea di utilizzare i moscerini della frutta (Drosophila
melanogaster) per le sue ricerche. Il moscerino della frutta
è in effetti un soggetto ideale per osservare come certe caratteristiche vengono
trasmesse di generazione in generazione, poiché non ha bisogno di grandi
quantità di cibo, si riproduce molto e in fretta, ha caratteristiche ereditarie
facili da individuare e possiede un corredo cromosomico relativamente semplice:
solo quattro coppie. Nel corso di oltre vent'anni di ricerche, Morgan scoprì i cromosomi responsabili della trasmissione dei
caratteri sessuali (X e Y) e cominciò a capire i meccanismi di trasmissione di malattie
genetiche legate proprio ai cromosomi sessuali.
Durante i suoi studi, si accorse
inoltre che la posizione dei geni su un cromosoma non era immutabile. Parti di
un cromosoma potevano scambiare il posto con parte dell'altro cromosomo omologo;
come risultato di questo processo (crossing-over ),
caratteri appaiati
sono separati e riordinati secondo un nuovo schema. Studiando la frequenza di
crossing over, Morgan e il suo collaboratore
Alfred Sturtevant
furono in grado di determinare, per il moscerino della frutta, le prime
mappe
cromosomiche .
È intorno agli anni '30 che inizia il grande
filone di ricerca sull'ereditarietà che porterà, negli anni successivi, alla
scoperta del
DNA
e, in tempi più recenti, alla definitiva affermazione della genetica e della
biologia molecolare .
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