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Esistono strumenti di vario tipo per controllare e misurare i flussi di esposizione, l'energia trasferita e quella assorbita localmente nelle varie situazioni. Sono stati preparati programmi e modelli di calcolo (figura 1) per le varie pianificazioni o previsioni dell'energia distribuita negli spazi intorno alle sorgenti (figura 2). Esistono servizi pubblici di sorveglianza (vedi APAT e ARPA Onde in campo) ed esperti (liberi professionisti nel campo specifico) per eventuali controlli e suggerimenti in merito. |
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Fig. 2: Modello di calcolo EFC-400. (Credit: Narda Safety Test Solutions) |
Si è
già detto che gli
effetti termici
della radiazione (la cui soglia di comparsa
si aggira sui 4mW
per centimetro quadrato) sono ben conosciuti e facili da evitare. Ma, oggi, si
temono effetti difficilmente riconoscibili che potrebbero verificarsi anche a
dosi
più basse. I
danni
di questo tipo
(non termici
o
aspecifici
)
riportati in letteratura sono rari, ma riportano forte eco sulla stampa. Sono
quasi sempre patologie di difficile caratterizzazione (dal banale mal di testa alla
leucemia
,
dalla depressione al
morbo di Alzheimer
,
dalla diminuzione della libido
all'anoressia
,
dalla perdita di equilibrio alla
oncogenesi
in
generale). Le forme patologiche più temute sono quelle a manifestazione
ritardata, cioè, quelle diagnosticabili solo dopo tempi lunghissimi (anni, decine
di anni o generazioni) dall'evento
iniziale che le ha provocate. Si parla dei cosiddetti "danni a lungo termine"
che si sviluppano solo quando intervengono successive perturbazioni capaci di avviare la
formazione atipica. Ciò rende molto difficili e, spesso non significativi, gli
studi epidemiologici
.
Le analisi epidemiologiche, per quanto serie, non possono dare risposte sicure
se gli effetti osservati non superano abbondantemente l'errore statistico degli
stessi eventi presenti nei gruppi di controllo dove questi eventi fluttuano molto a causa della
naturale disomogeneità degli individui della popolazione umana e dei lunghi tempi di
osservazione necessari. Sono disponibili studi sperimentali sia "in vitro" che
"in vivo", ma restano molte perplessità sulla validità del trasferimento dei
risultati all'uomo. Al momento è difficile sia stabilire un vero nesso
causa/effetto, sia indicare un reale andamento della curva che indica la risposta in funzione della dose
(lineare
?
... non lineare? ...). Ciò
toglie valore ad eventuali estrapolazioni di andamenti derivati da risultati
osservati per dosi alte.
Le difficoltà a livello
delle
ELF
sono già state brevemente introdotte. Per quanto riguarda
radiofrequenze
e
microonde
si ha il vantaggio di poter misurare
puntualmente l'energia trasferita al mezzo attraversato e di capire meglio, in
termini chimico-fisici, le rispettive alterazioni energetiche e strutturali
prodotte. Gli effetti di un'esposizione possono essere, quindi, riferiti all'energia media assorbita dal mezzo stesso, espressa normalmente come SAR
(specific absorbed rate, rateo di assorbimento specifico).
Però, a SAR decrescenti, e specialmente per dosi molto basse, le interpretazioni restano sempre
difficili.
Gli organismi viventi manifestano diversità individuali sia per la
sensibilità specifica che per le risposte attivate. Inoltre, anche un
disturbo minimo può diventare causa di danno grave se non riconosciuto e
riparato o emarginato (si pensi alla cancerogenesi, e, per altro verso, si
pensi, invece,
all'ormesi,
cioè all'eventualità che un disturbo possa
diventare "benefico" in quanto potrebbe migliorare le capacità del sistema
di
riconoscere le anomalie, di difendersi e di ritornare alla normalità. Non si
può, a priori, escludere questa possibilità nel caso delle
radiazioni elettromagnetiche
.
Per "restare ai fatti" e per rispondere alle preoccupazioni
sulla nocività
dell'elettrosmog
con risposte più precise
anche a basse dosi, dovremo attendere i
tempi necessari per le osservazioni scientifiche.
Per ora si può affermare che se un
rischio
c’è, esso è tale da confondersi nell'intervallo di normalità delle patologie
segnalate. Caso mai, dovremmo abituarci a confrontare questo rischio con tanti
altri già noti e che accettiamo senza neppure pensarci. Questo esercizio è
particolarmente utile per la nostra società, che non è ancora abituata a percepire e a soppesare
i vari rischi. Troppo spesso i rischi non vengono definiti correttamente e
frequentemente si da un peso sensazionale ad alcuni di essi, mentre se ne trascurano
altri di maggior impatto.
Quando si percepisce un
rischio si vorrebbe immediatamente la garanzia del suo azzeramento. Ciò è
utopistico a meno di sopprimere l'attività stessa che lo comporta rinunciando a
tutti i benefici ad essa legati.