Luigi Galvani
(continua)
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Fig. 3:
Disegno
dell'esperimento che illustra l'eccitazione a distanza del nervo crurale
di una rana per effetto di una scintilla rilasciata dal conduttore di una
macchina elettrostatica. Il conduttore della macchina, nonché il
bastoncino terminante in un conduttore elettrico con cui si estraeva dalla
macchina stessa la scintilla, sono riprodotti nella parte evidenziata della
figura. Si osservi anche il filo metallico E, teso attraverso la stanza,
isolato sospendendolo a cappi di seta. Alla estremità C del filo era appeso il
gancio B, collegato mediante un filo metallico con i nervi crurali
di una rana racchiusa nel recipiente di vetro A. Le zampe della rana nel
recipiente erano a contatto con una sostanza conduttrice, per esempio graniglia di piombo.
(Credit:
Dall'opera "De viribus electricitatis in motu musculari commentarius") |
L'apparato sperimentale usato da Galvani, che a prima vista
appare lontanissimo
dall'idea che abbiamo di un moderno laboratorio, corrisponde in modo puntuale ad un complesso trasmittente-ricevente
di radiotelegrafia. Le scariche ricavate dalla macchina, genericamente
oscillanti, generavano della radioonde, che, propagandosi, producevano correnti d'alta frequenza nel filo E, che costituiva di fatto
l'antenna del complesso ricevente. I nervi crurali della rana fungevano da
rivelatore (un rivelatore sensibilissimo!), mentre la graniglia di piombo fungeva da terra. L'interpretazione degli
esperimenti in questi termini è però recente. Prima degli studi teorici e
sperimentali sulle onde elettromagnetiche condotti da Maxwell e Hertz verso la
fine dell'Ottocento, era impossibile che una tale interpretazione potesse presentarsi
alla mente di Galvani e di
coloro che ne furono informati.
A quell'epoca non era affatto dato per scontato che "l'elettricità
artificiale", quella prodotta e studiata nei laboratori, e "l'elettricità
atmosferica", quella che si manifestava nei fulmini, avessero la
stessa natura. "Dopo aver raggiunto le
scoperte, da noi finora esposte, intorno alla forza dell'elettricità artificiale
nelle contrazioni muscolari - scrisse Galvani - fu nostro vivo desiderio
indagare se la cosiddetta elettricità atmosferica producesse, oppure no, i
medesimi fenomeni: cioè se, seguendo i medesimi artifici, lo scoccare dei
fulmini eccitasse contrazioni muscolari, così come quelle della scintilla."
Egli eseguì allora alcuni esperimenti atti ad evidenziare eventuali effetti.
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