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Una radiocomunicazione è una trasmissione di segnali tra due
località mediante la trasmissione e la ricezione di
onde elettromagnetiche. Queste onde si propagano velocemente (ca. 300.000
km/s nel vuoto) e non hanno bisogno di alcun supporto, come avviene, invece, per
la telegrafia tradizionale che necessita di fili. Inoltre, la loro produzione e la loro
ricezione è semplice e non richiede una grande quantità di energia.
La propagazione della corrente elettrica in un filo produce,
intorno al filo stesso, un campo elettromagnetico che possiede una certa
quantità di energia. Facendo cambiare rapidamente la corrente nel filo, anche
l'energia del campo varia e si propaga nello spazio un'onda elettromagnetica,
che può essere rivelata da un ricevitore costituito da un altro filo nel quale
scorra una corrente elettrica. Investito dall'onda prodotta dal primo filo, il
campo elettromagnetico del ricevitore si modifica risentendo delle
caratteristiche dell'onda trasmessa, cioè del segnale trasmesso.
Se, invece dei fili elettrici, si utilizzano delle antenne poste
in posizione elevata, collegate a strumenti in grado, rispettivamente, di
produrre e misurare le variazioni del campo elettromagnetico, ecco che abbiamo
realizzato un sistema di radiocomunicazioni.
Fu J. Clerk Maxwell, a metà dell'Ottocento, a definire in via teorica la
propagazione delle onde elettromagnetiche, confermata sperimentalmente nel
1886-7 da H. R. Herz, che ne escludeva, tuttavia,
applicazioni pratiche.
Queste conferme sperimentali della teoria elettromagnetica della luce di Maxwell
furono riprese ed estese poco dopo da A. Righi.
Alla possibilità di trasmettere dei segnali a distanza senza
fili, sfruttando la propagazione delle onde elettromagnetiche nell'atmosfera, si
dedicarono alla fine dell'Ottocento,
con diverse forme e idee, vari scienziati e tra questi ricordiamo, a
titolo di esempio: Branly, Hughes, Lodge, Popov, Crookes, Preece e N. Tesla, ma fu
Marconi il primo a realizzarla
concretamente e a darne veste applicativa tecnicamente utilizzabile nella
pratica delle trasmissioni, raggiungendo un enorme successo personale e
commerciale.
A quei tempi, si pensava che le onde elettromagnetiche si
propagassero nello stesso modo delle onde luminose e che, di conseguenza,
fossero limitate dagli ostacoli naturali, proprio come avviene per la luce.
Marconi dimostrò il contrario.
Fig. 2: Le onde radio sono ripetutamente rifratte e, quindi, alla fine in pratica "riflesse" dallo strato della ionosfera, consentendo la trasmissione tra due zone lontane del globo, nonostante la curvatura terrestre. |
L'esperimento di trasmissione transatlantica del 1901 mostrò che la curvatura della Terra non impediva la trasmissione dei segnali, come molti scienziati ritenevano. Nel 1902, per trovare una spiegazione al riuscito esperimento transatlantico, A. E. Kennelly e O. Heaviside, l'uno indipendentemente dall'altro, ipotizzarono l'esistenza nell'alta atmosfera di un gas ionizzato che agisce come uno "specchio", riflettendo verso terra le radiazioni elettromagnetiche emesse dalla stazione trasmittente.