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Francesco Maria Grimaldi   (continua)

Si devono a Grimaldi non soltanto la scoperta del fenomeno, ma anche il termine usato per descriverlo e un primo tentativo di interpretazione. Per qualificare la modalità anomala di propagazione della luce da lui individuata e descritta, egli coniò infatti l'avverbio diffracte (da diffringo, spezzo), mentre poi inferì dall'esito dei suoi esperimenti che "almeno qualche volta" (saltem aliquando) la luce deve propagarsi ondulatoriamente (undulatim).

In generale, diffrazione significa scostamento dalla legge della propagazione rettilinea. Un tale scostamento si ha anche, più elementarmente, facendo passare luce per una fenditura della larghezza di qualche micron (millesimo di millimetro). 
La diffrazione, molto tempo dopo la scoperta di Grimaldi, è stata, in effetti, interpretata in termini di una concezione ondulatoria della luce. Essa è in effetti il frutto di un'interferenza fra onde elementari emesse, nel caso che stiamo ora brevemente illustrando, da punti diversi della fenditura, tanto più pronunciata quanto più le dimensioni di quest'ultima sono confrontabili con la lunghezza d'onda della luce usata (le lunghezze d'onda della luce visibile sono di qualche frazione di micron).

Fig.1 : Diffrazione da una fenditura. In alto è riportato il valore della lunghezza d'onda della luce incidente e la larghezza della fenditura (1 nm = 10-3 micron). La figura è stata estratta dall'applet java: "Single-Slit Diffraction".
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Credit: 
Sergey Kiselev e Tanya Yanovski-Kiselev )

Il trattato di Grimaldi comparve in stampa proprio nell'anno in cui il ventitreenne Newton effettuava gli esperimenti di ottica, in particolare sulla rifrazione (la deviazione, cioè, che subisce la luce che incide sulla superficie di separazione fra mezzi di diverse proprietà ottiche), che lo resero giustamente famoso. È probabile che Newton venisse ben presto a conoscenza di questo trattato, visto che ne sono stati riscontrati influssi nella sua opera; in ogni caso, citò il De lumine nell'OpticKs (nella grafia dell'epoca), pubblicata nel 1704. Tuttavia, poiché nel frattempo lo scienziato inglese aveva aderito alla concezione secondo la quale la propagazione della luce avveniva in termini di corpuscoli e non di onde, pur compiendo a sua volta esperimenti che confermavano e perfezionavano quelli di Grimaldi, volle trovarne una spiegazione in termini di rifrazioni e riflessioni che avvenivano sui bordi degli ostacoli frapposti sul cammino della luce. E questo benché Grimaldi avesse provato che la diffrazione non dipendeva da esse. Anche come conseguenza dell'autorità di Newton, a lungo non si parlò più di diffrazione, fino a quando, nel 1818, il fenomeno, l'interpretazione e la stessa denominazione non furono rimessi in auge dal fisico francese Augustin Fresnel.

(Francesco Maria Grimaldi  - pagina 3 di 3)
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