"Evoluti per caso"
TAPPA MACHU PICCHU

Gli studenti raccontano


Daniele:

"Considerazioni genetiche ed ambientali sul Perù"

L'esperienza peruviana è stata una tappa fondamentale, ed un'autentica pietra miliare nel corso della mia formazione universitaria. Aggiungerei, anche se sembra pura retorica, un'esperienza di vita molto forte, ricca di stimoli e spunti per un arricchimento personale notevole.
Soprattutto la sensazione di temporaneità della nostra esistenza porta ad una ricerca costante di situazioni straordinarie e di novità, da raccontare e ricordare, da cui trarre ispirazione e la cui rielaborazione durerà tutta una vita. È proprio la condizione di ricerca in senso lato che caratterizza ogni azione e pensiero umano. Nel nostro caso, il Perù, paese delle contraddizioni, come tanti nel panorama Sudamericano, ci ha offerto aspetti contrastanti e al contempo molto interessanti. La sensazione di transitorietà si impadronisce della nostra totale attenzione: dall'impero di Tahuantinsuyu (Inca), così potente quanto fugace, alla Selva attuale, così sconfinata, e nondimeno effimera.

Del primo oggi rimangono le vestigia di una civiltà che si impadronì con abilità di una buona parte della fascia occidentale del Sud America, e che forse, in un futuro immaginario, avrebbe potuto dominare serenamente territori ben più ampi.
La foresta tropicale è un'immagine unica, un'istantanea in continua evoluzione, che quotidianamente ed inesorabilmente perde i suoi esseri viventi più antichi. Ed infatti la deforestazione procede a ritmo serrato, con svariati autocarri pesanti colmi di tronchi immensi che in ogni distretto solcano ogni giorno le strade della selva.
In alcune nicchie ristrette, continuano a vivere comunità umane più o meno isolate, come il caso dell’etnia nativa Yanesha, di cui i più fedeli rappresentanti mostrano uno stile di vita di sussistenza, compatibilmente alle risorse della foresta e della micro agricoltura. Insomma la dimostrazione che ancora è possibile condurre una vita sostenibile con le disponibilità ambientali. Essi sono stati il soggetto dei nostri studi sul campo, proprio perché rappresentanti di linee ancestrali poco ibridizzate nel corso dei secoli, quindi portatori di caratteri conservati dal punto di vista genetico in un contesto filogeografico.
 

Abbiamo percorso migliaia di chilometri, sia in latitudine che in longitudine e grandi dislivelli e siamo stati sottoposti a improvvise variazioni  climatiche che hanno messo a dura prova l'organismo, mal equipaggiato fisiologicamente a condizioni estreme come quelle incontrate.

Accanto alle popolazioni della Selva, si affiancano altri gruppi etnici che abbiamo investigato nel nostro studio incentrato sull'origine e ancestralità delle popolazioni sud amerindie dal punto di vista molecolare. Si tratta dei Quechua e degli Aymara, popolazioni della cordigliera andina, che abitano le località limitrofe al lago Titicaca, autoctoni da lunga data.

Lo studio delle componenti genetiche nelle popolazioni Americane è reso molto difficile dal fatto che sono presenti con alte frequenze tutte e tre le componenti popolazionistiche: Amerindiane, Europee ed Africane, ed è difficile risalire alla frazione autoctona. I flussi migratori si sono succeduti nel tempo in più ondate nell'epoca moderna, oscurando ed alterando il pool genico originario, il solo che può dare valide informazioni sull'origine del popolamento del sud America. Tecnicamente studieremo il cromosoma Y e il DNA mitocondriale del grande sistema genomico umano, dove appositi marcatori di linea filogenetici forniscono una sorta di mappa geografica e temporale, riguardo i flussi migratori e lo stanziamento nei territori, delle popolazioni umane nel corso del tempo.