"Evoluti per caso"
TAPPA GALAPAGOS

Gli studenti raccontano


Stefano:

"Squali"

Il primo squalo non si scorda mai.
Vorrei poter dire che quando la nostra guida da un altro gommone giunto prima sul posto e che trasportava i miei compagni di viaggio disse: <<Tiburón. Three meter shark.>> e con un gesto mi invitò a buttarmi in acqua, io lo feci senza pensarci due volte e fui il primo a immergermi. Ma non andò così! Tergiversai e dissi al pilota del mio gommone che mi sarei immerso dalla playa, la spiaggia, a una cinquantina di metri dall'isolato gruppo di scogli antistante Punta Suarez (isola Española, dove era stato visto lo squalo).
Ho sempre avuto una vera e propria mania per gli squali, da quando vidi il film mito cinematografico "Lo squalo (Jaws)" di Steven Spielberg.
Nel film Richard Dreyfuss interpretava un biologo marino, e in una sequenza diceva queste parole:

<<Questo animale è una macchina perfetta, un vero miracolo dell'evoluzione. Non fa altro che nuotare, mangiare, e produrre piccoli squali. Nient'altro.>>
 

Sono d'accordo con la prima parte.
L'animale squalo è una macchina perfetta e dal punto di vista evolutivo è stupefacente. Lo si legge spesso e lo si ascolta altrettanto frequentemente in televisione.
In quanto al resto della battuta, le parole rimanevano comunque nella mia mente. Poco importava se razionalmente sapevo che il rischio era piuttosto basso, e che probabilmente si sarebbe trattato di un comune pinna bianca di barriera.
Comunque ci ripensai e mi buttai dal gommone insieme agli altri.

Innanzitutto lo squalo non era affatto di 3 metri ma penso che fosse intorno al metro e settanta, ed era proprio un pinna bianca.
Macchina perfetta: è bastato guardarlo per qualche secondo mentre passava velocemente sotto di me per confermarmelo. Anche se questa affermazione è "poco scientifica" rende bene l'idea di quanto segue.

L'evoluzione del taxa degli Elasmobranchi, al quale appartengono appunto squali e razze, inizia al principio del Devoniano, cioè circa 395 milioni di anni fa. Il primo elasmobranco (sottoclasse Elasmobranchii) si evolve all'interno della classe dei Chondrichthyes (letteralmente "pesci cartilaginei", privi cioè di uno scheletro osseo ma con cartilagini che adempiono alla medesima funzione).

Non si sa ancora quale sia l'antenato diretto dei pesci cartilaginei, comunque va tenuto presente un aspetto importante: i pesci ossei si svilupparono contemporaneamente ai pesci cartilaginei!
Lo scheletro cartilagineo che possiedono tuttora gli squali e le chimere (sottoclasse Holocephali, di cui è stata descritta una nuova specie, Hydrolagus alphus scoperta proprio alle Galàpagos nel 2006) non è quindi da intendersi come un carattere "primitivo", qualunque sia il significato che vogliamo attribuire a questo termine. Anzi: la cartilagine degli squali è derivata da una perdita nella capacità di ossificazione dei tessuti scheletrici.

Sebbene i primissimi squali fossero piuttosto diversi dagli attuali, su una cosa si è concordi: circa 100 milioni di anni fa, nel Cretaceo, vi fu una radiazione adattativa che produsse i Neoselachi, da cui si svilupparono gli attuali ordini di elasmobranchi e si originarono i raggruppamenti grossolani "squali" e "razze" (che sono squali adattati a vivere sul fondo).
Sembra anche che questa radiazione sia stata scatenata, a sua volta, dalla contemporanea radiazione dei pesci ossei che costituirono nuove risorse alimentari per gli squali; ciò indusse una spinta evolutiva verso forme di predazione specializzate.

Qualcuno pensa addirittura che l'attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias), non sia altro che la versione "in miniatura" (stessa specie) del Carcharodon (Carcharocles) megalodon, di cui possiamo vedere le gigantesche fauci entrando al nostro Museo dell'Evoluzione in via Selmi a Bologna.


Carcharodon carcharias
(Credit: MarineBio.org)
 

La presa di coscienza di questi dati spazza via la tanto diffusa quanto errata convinzione secondo la quale l'evoluzione sarebbe un processo costante e teso a un non meglio precisato obiettivo, per fare posto alla vera e corretta interpretazione dell'evoluzione: cioè una serie contingente e improbabile di eventi, la cui rappresentazione sarebbe più simile a un cespuglio con ramificazioni asimmetriche piuttosto che a una scala o a una retta inclinata verso l'alto o una parabola ascendente.

Sono andato alle Galàpagos documentandomi sugli animali più famosi in virtù del loro tasso di endemismo, i rettili in primis (quindi nella maggior parte dei casi legati alla terraferma). Isolati dai progenitori del continente, questi sono diventati specie a sè stanti, differenziandosi in sottospecie caratteristiche delle diverse isole e dei diversi ambienti.

 
Heterodontus quoyi
(Credit: Roger Steene, 2006; www.discoverlife.org)
 

 

Ma le Galàpagos sono le Galàpagos: nemmeno gli elasmobranchi, che sono rappresentati in una quindicina di specie tra squali e razze, si sono sottratti del tutto all'endemismo: lo squalo della specie Heterodontus quoyi, che ha come caratteristica principale di possedere denti differenziati, è infatti endemico dell'arcipelago.

A Devil's Crown, un gruppo circolare di scogli derivato da un vecchio cratere al largo di Punta Cormorant (isola Floreana) vidi un altro pinna bianca, e all'isola di Bartolomè un gruppo di quattro giovani squali di un'altra specie, presumibilmente carcarini delle Galàpagos (Carcharhinus galapagensis). Da un avvistamento all'altro, il mio interesse per questi animali non ha fatto altro che crescere. E a ragione.


Carcharhinus galapagensis
(Credit: John Rangall, 2006; www.discoverlife.org)

La ricerca sugli elasmobranchi, infatti, è un campo molto "caldo". La difficoltà nel loro studio è grande in tutti i campi: i paleontologi devono fare i conti con la difficoltà di fossilizzazione di uno scheletro non osseo (abbiamo quasi solo denti) e i biologi con le difficoltà intrinseche nell'osservare e campionare animali così difficili da trattare. Ma questo comporta, per contro, sempre nuove sorprese: non solo vengono descritte spesso nuove specie degli abissi, ma anche i particolari della loro specializzazione (dai raffinati organi di senso, alle modalità riproduttive, al loro sistema immunitario).
Ad esempio: partendo dal presupposto che gli squali pelagici nuotano più velocemente di quanto consentirebbe l'eccessiva flessibilità del loro scheletro cartilagineo, si è giunti a scoprire che sono in grado di modificare la rigidità del corpo "pressurizzando" la loro pelle.

Ripensando a tutta l'esperienza non posso fare altro che prendere atto del fatto che, con buona pace di leoni marini, tartarughe e iguane, alle islas encantadas sono stati gli squali a folgorarmi.